Antonio Bacciocchi ha pubblicato per Edizioni Interno4 il saggio “Quadrophenia. Gli Who e la storia del disco e del film che hanno definito un genere”, un omaggio a un disco che è un fenomeno musicale nonché un film dal 1979. Pier Tosi di Radio Città Fujiko ha avuto la possibilità di intervistare l’autore nella trasmissione Pandemonium:«Questo album è un’opera totale, c’è un racconto molto dettagliato e un’orchestrazione incredibile per i tempi, è uno dei primi album elettronici» ha raccontato Antonio Bacciocchi.

Antonio Bacciocchi ripercorre la storia dell’opera rock “Quadrophenia”

Usciva il 26 ottobre 1973 “Quadrophenia”, la seconda opera rock degli Who, che segue lo straordinario successo di “Tommy” nel 1969. “Quadrophenia” è l’unico album degli Who interamente scritto dal solo Pete Townshend, che decise che il nuovo lavoro avrebbe affondato le proprie radici nella realtà quotidiana e raccontato una storia adolescenziale.

Le canzoni che compongono l’album raccontano la vita del giovane mod Jimmy, nato in condizioni economiche già svantaggiate in un sobborgo londinese. L’album descrive con efficacia il desiderio di ribellione che nasce nel passaggio del giovane proletario dall’adolescenza all’età adulta e il suo disperato tentativo di sfuggire all’omologazione, trovando nell’identità mod una comfort zone, in cui poter essere pienamente sé stesso. «Nel 1973 la musica è monopolizzata dall’hard rock, dal glam, i cui testi parlano di sesso, droga, rock’n’roll, mentre qui si parla di un ragazzo della working class che cerca di diventare qualcuno» ricorda Antonio Bacciocchi, rimarcando la carica innovativa dell’opera.

Il titolo dell’album accenna ad un’inesistente patologia psichiatrica, creata da un gioco di parole tra schizofrenia e quadrifonia. Jimmy ha una personalità scissa in quattro diversi aspetti, che musicalmente sono resi attraverso quattro temi, ognuno dei quali rappresenta gli aspetti caratteriali di uno dei membri del gruppo The Who.

Il libro di Bacciocchi ripercorre la storia del progetto di Townshend citando le fonti d’ispirazione, soffermandosi sulla tormentata gestazione dell’opera, le difficoltà di registrazione, la copertina e i testi, analizzati uno ad uno. Lo scrittore ha deciso di dedicare in particolare un intero capitolo all’impatto del disco e del film di Frank Roddam sul movimento mod italiano. Quest’ultimo, come quello anglosassone, si era acceso di nuova linfa vitale con l’omonimo film e l’esplosione in UK di una band come i The Jam.

Bacciocchi dà grande spazio nel suo saggio ad un’analisi del film di Frank Roddam uscito nel 1979, ispirato dal disco dei The Who, che ne sono anche produttori esecutivi. Il fenomeno mod era pressoché sconosciuto in Italia dagli adolescenti della seconda metà degli anni Settanta e il film di Roddam ha avuto la capacità di far esplodere una nuova ondata del movimento in tutta Europa.

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