Lo sguardo nell’anima è la mostra su Giovanni Boldini, genio e interprete della Belle Époque, stregone capace di catturare i fragili petali della bellezza femminile per restituire alle donne un’eterna primavera. Dal 29 ottobre 2021 al 13 marzo 2022, presso Palazzo Albergati, a Bologna, in via Saragozza 28.

Donne emancipate, introspezione psicologica e alta moda: ecco l’arte di Boldini

Boldini cercava di capire, di comprendere, di immaginarsi le donne che ritraeva. «Queste donne sapevano che Boldini avrebbe restituito loro da un lato una bellezza che ormai non c’era più, e dall’altro anche un’immagine trasgressiva. Il ritratto di Boldini non era un ritratto canonico, accademico. Era estremamente moderno che poneva l’accento sulla sensualità di queste donne, e anche sulla introspezione psicologica dei suoi personaggi», spiega Tiziano Panconi, curatore della mostra.

«Queste donne, specialmente a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, erano assolutamente emancipate. Combatterono delle battaglie importanti, a partire dai movimenti inglesi e poi anche francesi, e in qualche caso anche italiano. Erano movimenti importanti a difesa dei diritti delle donne e raggiunsero delle conquiste sociali di libertà importantissime, e alcune esibiscono questi tratti di emancipazione, cioè sono donne consapevoli della propria femminilità. Sono donne che vivono con pienezza il loro tempo da protagoniste», continua il curatore.

Tuttavia, i volti di queste donne forti e consapevolmente emancipate lasciano trasparire una malinconia tangibile, basti guardare gli occhi della principessa Eulalia di Spagna: accenna quel breve sorriso che contrasta con il messaggio del suo sguardo, riavvicina le mani in una posa plastica da nobile, e i pallori del suo petto si mescolano al pizzo e alle piume dello sbalorditivo abito che indossa. Forse la bellezza che sfiorisce è una bellezza che rimane negli sguardi, come nel caso della donna con i capelli ingrigiti dal tempo, triste e consapevole: apripista di una tappa per cui comunque si deve passare, conserva quasi con sacralità il segreto della vita. Dopotutto, lo stesso decadentismo si scorge in Mademoiselle De Nemidoff, il suo sguardo cade verso il vuoto, assieme alle spalline del suo preziosissimo capo di alta moda: le spalle sono scoperte, nessuna collana. Solo il rosso delle labbra contrasta con la pelle d’avorio del personaggio, inclinato contro l’incedere degli anni.

«La mostra parte con l’autoritratto giovanile che Boldini eseguì a quattordici anni. Alla Raffaello. Nel 1864 si spostò a Firenze e venne a contatto con i Macchiaioli. Abbiamo una sala che ospita questi dipinti fatti in Toscana. Poi abbiamo un dipinto del periodo inglese del 1870, e poi abbiamo i dipinti del primo periodo parigino, e poi abbiamo ancora quei dipinti che rappresentano i cafè chantant, influenzati dall’Impressionismo, fino ad arrivare alla fine del secolo con i grandi ritratti a figura intera che sono un po’ l’effige, la cifra più riconoscibile della ritrattistica di Boldini» racconta il curatore.

«Abbiamo voluto porre l’accento su questa capacità di introspezione psicologica che aveva Boldini», spiega Panconi. In effetti, l’apparenza razionale del reale viene surclassata da un coinvolgimento emotivo che restituisce quella traccia di realtà a chiunque osservi le opere dell’artista. Tecnicamente parlando, la materia pittorica boldiniana è caratterizzata da barbagli elettrici, sfarfallii pastosi, che sebbene molto legati alla matericità del dipinto, mantengono il disegno come fondamento. Infatti, solitamente l’artista segnava con dei tracciati i punti in cui le pennellate sarebbero ricadute, fingendo quell’abilità atta a catturare il momento istantaneo, frutto, invece, di attento lavoro preparatorio non casuale. La tecnica di Boldini anticipa il Futurismo di Boccioni: il dinamismo lineare, le sintesi grafiche, le velocità automobilistiche, la resa cinematografica delle scene non possono essere ignorate.

In mostra sono diverse le intersezioni con altri artisti, dalla scuola fiorentina a quella napoletana, che ha rivisitato il gusto del ritratto della Belle Époque con una luce mediterranea e avrà molte affinità con la pittura di Boldini. Inoltre, sarà possibile ammirare le ninfee notturne di Monet. Tra le altre cose, «Boldini era molto attento alla moda. In quegli anni nascevano gli stilisti, le signore andavano nelle sartorie e si facevano cucire i vestiti su misura. Nascevano le riviste di moda. I dipinti di Boldini furono spesso pubblicati sulle riviste di moda e ci sono lettere in cui Boldini parla con una sarta francese in cui chiede di vestire la sua modella e amante in un certo modo, con un vestito a righe perché il vestito nero gli sembrava un vestito da lutto» conclude il curatore. Senza dubbio si è trattato di un artista in grado di cogliere le multiformi sfaccettature dell’esistenza, che ha considerato i movimenti interiori di coloro che ritraeva e li ha impressi sulla tela in sempiternum.

Maria Luisa Pasqualicchio

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