Jean-Luc Melenchon, candidato alle elezioni presidenziali francesi della sinistra radicale, sta crescendo nei sondaggi e già è partita la campagna mediatica per screditarlo. Viene definito populista ed estremista, paragonato specularmente a Marine Le Pen e viene agitato l’allarme spread come ai tempi di Tsipras. Chi è e cosa prevede il suo programma? L’analisi di Marta Fana.

“No agli opposti estremismi”. Questa massima, utilizzata negli anni ’70 dai moderati per assimilare ed opporsi alle formazioni politiche radicali di destra e di sinistra, sembra tornata di moda.
I sondaggi per le elezioni presidenziali francesi danno in forte crescita Jean-Luc Melenchon, il candidato della sinistra radicale d’Oltralpe, e la notizia sembra già terrorizzare il mondo della finanza e la stampa mainstream.
Immediatamente Melenchon, che è presente sulla scena politica francese da molti anni, è stato accusato di essere un populista estremista, paragonabile specularmente alla stessa Marine Le Pen. Inoltre, esattamente come avvenne per le elezioni greche quando Alexis Tsipras veniva dato per vincente, viene lanciato l’allarme per possibili conseguenze sullo spread.

“Melenchon è sempre stato coerente con la sua idea di Francia e di Europa – osserva ai nostri microfoni Marta Fana – È l’unico leader che è sceso in piazza contro la Loi Travail, il Jobs Act francese, e in questi anni non ha pensato a posizionamenti ed alleanze, ma al proprio programma”.
Il suo programma, per quanto concerne l’Europa, prevede due piani: la discussione da cima a fondo dei trattati o, nel caso questo venisse impedito, l’uscita dall’euro.
Allo stesso modo, Melenchon è contrario alla Nato e propone di spostare sull’Onu la decisione per la risoluzione delle controversie internazionali.

Il programma economico di Melenchon, osserva Fana, prevede al primo punto l’abolizione della Loi Travail, la centralità della classe lavoratrice, attraverso l’aumento del potere di rappresentanza sindacale o la possibilità di rilevare in forma cooperativa le aziende in crisi e, per contro, il veto per i licenziamenti non economici e una penalizzazione degli imprenditori che sfruttano i lavoratori e delocalizzano.
Centrale nel programma della sinistra radicale è anche il ruolo dello Stato, attraverso l’assunzione di 200mila insegnanti o la creazione di 300mila posti negli asili nido pubblici.

L’economista entra poi nel merito delle accuse della stampa italiana a Melenchon, in particolare per ciò che concerne il protezionismo che propone.
“È molto diverso da quello di Trump – osserva Fana – Ad esempio i dazi sarebbero indirizzati a quelle aziende che non rispettano gli standard ecologici o di rispetto dei diritti dei lavoratori, in modo da penalizzare l’importazione di prodotti che competono sul costo della manodopera”. Una sorta di protezionismo etico, dunque, che si affianca ad ulteriori proposte, ad esempio per il diritto alla casa o contro l’uberizzazione dell’economia. “Melenchon propone di democratizzare le piattaforme online, la sua idea non è antitecnologica”, osserva Fana.

Quanto al parallelo con Marine Le Pen, secondo Fana le differenze essenziali sono due. Da un lato quella di Melenchon sembra essere una proposta più approfondita e articolata, ma soprattutto la protezione proposta per i lavoratori riguarda tutti, sia francesi che immigrati di prima, seconda o terza generazione, mentre la proposta di Le Pen è di un sovranismo smaccatamente razzista.
Sarà infine interessante cosa intenderà fare il Partito Socialista francese, il cui candidato arranca al quinto posto. “È difficile che l’elite socialista decida di convergere su Melenchon – osserva Fana – ma non si può mai dire”.