Il Bologna ha vissuto una stagione storica nell’annata 2023/2024 sotto la guida di Thiago Motta, culminata in una qualificazione in Champions League e gettando i semi di un futuro roseo. L’addio del tecnico italiano-brasiliano poi passato alla Juventus ha segnato comunque un punto di svolta insieme alla partenza di giocatori chiave come Riccardo Calafiori e Joshua Zirkzee, aprendo le porte all’era di Vincenzo Italiano, reduce da un ottimo lavoro alla Fiorentina. Sebbene abbiano affrontato sfide diverse e presentino alcune distinzioni tattiche, i due allenatori condividono alcuni principi fondamentali, pur interpretandoli in modi unici.
Un punto di contatto evidente tra il Bologna di Motta e quello di Italiano risiede nell’approccio aggressivo in fase di non possesso. Entrambi hanno prediletto un pressing alto e organizzato nella metà campo avversaria, con l’obiettivo di recuperare rapidamente il pallone e trasformare l’azione da difensiva a offensiva. Questo atteggiamento ad alta intensità mira a limitare tempo e spazio per l’avversario fin dalla costruzione dal basso. Un altro elemento comune sta nel ritmo elevato in fase di possesso e la ricerca dell’attacco alla profondità, con il centravanti che spesso si abbassa per legare il gioco con i centrocampisti.
Le differenze, tuttavia, emergono con chiarezza nell’utilizzo degli spazi. Con il suo modulo 4-2-3-1 o 4-3-3, spesso variabile in fase di possesso in un 2-3-2-3, Motta tendeva a concentrare il gioco nello stretto e nella zona centrale del campo, favorendo una fluidità quasi totale e continui scambi di posizione tra i centrocampisti e gli esterni. Italiano, con il suo 4-3-3 di base, prova invece a sfruttare maggiormente l’ampiezza. Nel suo sistema di gioco gli esterni alti e i terzini sono particolarmente larghi e spingono per alimentare all’azione, con i terzini che cercano spesso la sovrapposizione e il cross. L’analisi tattica evidenzia come questa maggiore enfasi sulla lateralità distingua nettamente l’impostazione di Italiano, anche a causa dell’assenza di un giocatore con le caratteristiche uniche di Calafiori, che con Motta offriva soluzioni diverse spingendosi in avanti anche centralmente.
Le vulnerabilità difensive, pur presenti in entrambi i casi, assumono forme leggermente diverse. Se il Bologna di Motta poteva soffrire a difesa schierata nella propria trequarti quando le linee non erano compatte e rischiava sulle ripartenze avversarie, quello di Italiano corre il rischio di vedere i giocatori perdere la posizione con una marcatura uomo su uomo, creando spazi importanti tra i reparti, in particolare tra difensori centrali e terzini. Una scelta che favorisce inevitabilmente gli inserimenti dei centrocampisti avversari. Considerando anche le premesse della stagione 2024/2025, i risultati ottenuti alla fine da Italiano sono stati però encomiabili.
La maggiore prolificità offensiva ha permesso ai felsinei di sognare un nuovo accesso in Champions League fino alle ultime giornate di campionato. I rossoblù sono arrivati solo noni in classifica, mentre con Motta si erano spinti fino al quinto posto. Anche sulla base delle previsioni degli addetti ai lavori e considerando le quote sul calcio di Serie A una nuova scalata verso le coppe internazionali appariva effettivamente complicata, tuttavia gli emiliani hanno avuto il grande merito di portare a casa un trofeo con quella Coppa Italia che mancava da ben 51 anni. Di conseguenza, il Bologna si è assicurato anche la qualificazione alla prossima Europa League. Insomma, il passaggio da Thiago Motta a Vincenzo Italiano ha rappresentato indubbiamente un’evoluzione tattica per la squadra. L’attuale allenatore sta imprimendo la sua firma, in particolare nella gestione degli spazi in ampiezza e nella dinamica difensiva, dimostrando grande capacità di adattamento e di valorizzazione della rosa a disposizione. Motta, invece, non ha avuto grandi fortune alla Juventus e oggi è costretto a leccarsi le ferite.