Alle loro video-inchieste sono quasi sempre seguiti provvedimenti giudiziari, tra sequestri di beni e arresti. È successo dopo aver raccontato la paura instillata in via Saffi da parte del “ras” Ciro Cuomo, così come è successo dopo aver raccontato le opacità nel mondo della ristorazione bolognese, in particolare gli affari dello “sceicco” del Dlf, Omar Mohamed.
I giornalisti di Libera Andrea Giagnorio e Sofia Nardacchione si apprestano a presentare una nuova inchiesta giornalistica e ancora una volta al centro ci saranno gli affari della criminalità organizzata nei ristoranti sotto le Due Torri. Lo faranno dal 5 al 7 dicembre all’interno di Fili, il Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno, che si svolgerà tra il centro Costa e Làbas.

A Fili ancora la ristorazione a Bologna sotto la lente dell’inchiesta di Libera

L’inchiesta “La febbre del cibo. Le ombre della ristorazione bolognese”, realizzata da Giagnorio e Nardacchione e presentata all’edizione di Fili dell’anno scorso, ha provocato un vero e proprio terremoto in città. Nel loro lavoro, grazie alla lente antimafia, i due giornalisti hanno messo in evidenza alcuni aspetti opachi nel mondo della ristorazione di Bologna, squarciando così il velo sulla possibilità che la criminalità organizzata e le mafie stessero facendo affari nel settore. Le inchieste giudiziarie che sono seguite dimostrano che ci avevano visto lungo, ma il messaggio che arriva con la nuova edizione del festival è chiaro: non è tutto.

Si intitola infatti “La febbre del cibo. Bologna, il tuo odor di benessere” il sequel che verrà presentato venerdì 6 dicembre alle 21.00 al centro Costa. La citazione del verso della celebre canzone di Francesco Guccini dedicato alla nostra città mette in evidenza un elemento che gli autori sottolineano, cioè che le mafie si presentano là dove c’è benessere economico e Bologna non ne è esclusa.
Ciò che i due giornalisti stanno cercando di fare con le inchieste è riempire il buco della “ciambella”. La metafora concerne il fatto che in Emilia-Romagna i magistrati hanno certificato il radicamento mafioso su tutto il territorio, tranne che a Bologna. Un “buco” lungo la via Emilia che è motivato dalla posizione strategica della città e dalla sua ricchezza: su Bologna c’è una sorta di patto di non belligeranza che consente alle diverse mafie di fare affari senza entrare in contrasto con altre organizzazioni criminali.

Il settore della ristorazione bolognese e gli affari illeciti che lo attraversano, però, non sono l’unico tema che verrà affrontato a Fili. L’apertura di giovedì 5 dicembre è dedicata al racconto degli effetti del cambiamento climatico. Sempre giovedì verrà presentata un’altra nuova inchiesta di Giagnorio e Nardacchione, intitolata “Una storia sbagliata. Vita, morte e miracoli dello Junior Club”, incentrata sul centro di Rastignano.
Da segnalare anche l’incontro del 6 dicembre prima della presentazione del sequel de “La febbre del cibo”. Si tratta di “Sfruttate per necessità. Il lavoro tra mafie e povertà”, a cui interverranno il giornalista Alessandro Sahebi, la presidente dell’Associazione Terra! Francesca Zappalà e la giornalista e scrittrice Francesca Berardi.

L’ultimo giorno del festival, sabato 7 dicembre a Làbas, verrà ospitata l’inchiesta di Arianna Egle Ventre e Antoia Ferri, finalista al Premio Morrione per il giornalismo investigativo e intitolata “Ombre sul mare”.
«Insieme a Làbas e al Centro di giornalismo permanente – spiega Nardacchione ai nostri microfoni – parleremo di inchieste militanti per capire come a livello collettivo poter fare inchiesta sociale e giornalistica».

ASCOLTA L’INTERVISTA A SOFIA NARDACCHIONE: