Trattori che circolano per città, bloccando le strade in segno di protesta. Un’immagine che, nelle ultime settimane, si è fatta più frequente: in tutta Europa difatti il settore agroalimentare protesta. I mezzi agricoli sono arrivati alla porta di Brandeburgo a Berlino e nelle ultime ore hanno portato la protesta nel cuore della Francia, a Parigi. Non ha fatto eccezione la nostra città, Bologna, che ha ospitato la protesta lunedì 22 gennaio.

Le cause della protesta dei trattori e lo sciacallaggio dell’estrema destra

Qual è il motivo di questa protesta? È necessario distinguere fra cause prossime e cause strutturali. Partiamo dalle prime. I manifestanti si oppongono alla recente regolamentazione dell’Unione Europea, quella introdotta dal cosiddetto Green Deal europeo, un pacchetto di misure che include nuove regole, tra cui ridurre le emissioni nette del 55% entro il 2030 e di azzerarle completamente entro il 2050. Per raggiungere tali risultati, sono necessari interventi forti da parte della politica, interventi che hanno un impatto sulla vita e sul lavoro degli agricoltori.

Per parlare delle cause remote abbiamo intervistato Pierpaolo Lanzarini, componente di Campi Aperti. «Il settore è in crisi da anni; negli ultimi 15 sono scomparse più del 30% delle aziende agricole, schiacciate da un sistema economico che privilegia le aziende più grosse che riescono a stare al passo con la riduzione dei costi della produzione, cioè la principale linea appoggiata dai policy makers, sia europei che nazionali. Ci sono quindi delle ragioni profonde della protesta; purtroppo però nelle manifestazioni recenti si promuovono istanze che hanno poco a che vedere con queste ragioni: ce la si prende con cose come le politiche agro-ambientali, senza cogliere le cause strutturali».

Questa protesta, inseritasi in un clima sociale già estremamente teso, si presenta come un’occasione per l’estrema destra di capitalizzare su di un malcontento che, sebbene definitosi apolitico, può essere indirizzato verso un’ideologia precisa, che si fregia di un immaginario retorico fatto di nobiltà rurale e lavoro agricolo che non necessariamente conoscono, e che probabilmente non vogliono conoscere. In tutta Europa personaggi dubbi stanno provando a cooptare questa protesta: è il caso di Alternative fur Duetschland in Germania, di Reconquete in Francia e del Comitato Agricoltori Traditi in Italia, capitanato da Danilo Calvani, ex leader del movimento dei Forconi, resosi noto nel 2013, appoggiato, fra gli altri, da Forza Nuova.

«Mi pare una protesta un po’ fai da te, e diventa gioco facile essere soggetti di strumentalizzazioni di facile natura. Si finisce a difendere quello stesso status quo che però non ha niente a che vedere con la difesa né degli interessi contadini né collettivi», continua Lanzarini. Va quindi invertita la tendenza, che come detto, è conseguenza anche alla gestione del mondo agricolo, che ha portato all’utilizzo massiccio della chimica e all’impoverimento dei suoli, in un’ottica di mero sfruttamento capitalista e ottimizzazione dei ricavi. «Il modello può cambiare solo attraverso un accompagnamento degli agricoltori; finché il modello è uno capitalista di tipo estrattivista, quello che si lascia dietro è malcontento e problemi ambientali», conclude Lanzarini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PIERPAOLO LANZARINI:

Pietro Rossi