Marco Cavallo è in pericolo. La statua che simboleggia la riforma di Franco Basaglia che ha chiuso (o aperto, a seconda dei punti di vista) i manicomi in Italia è sotto sfratto e c’è chi vorrebbe liberarsene. Il Comune di Muggia, in provincia di Trieste, e in particolare il sindaco leghista Paolo Polidori, non ha rinnovato la disponibilità al ricovero della statua, che spesso gira il mondo, nel magazzino comunale.
La notizia è uscita dai confini della provincia di Trieste ed ha girato anche a livello nazionale proprio perché lo sfratto alla statua non rappresenta solamente un attacco al simbolo, ma a tutto il sistema di una salute mentale democratica e

La storia di Marco Cavallo, simbolo dell’antipsichiatria

La storia della statua di Marco Cavallo è molto affascinante. Comincia il 12 giugno del 1971, quando il presidente della Provincia di Trieste, Michele Zanetti, riceve una lettera insolita, firmata appunto “Marco Cavallo”. I pazienti del manicomio della città hanno scritto all’esponente istituzionale in merito alle sorti di un vero cavallo che ha prestato servizio per 13 anni presso la struttura e che, a fine carriera, sembra destinato al macello. I pazienti dell’ospedale psichiatrico, scrivendo come se fosse il cavallo a parlare, chiedono di salvare l’animale e si offrono di prendersene cura.

Zanetti acconsente e Marco Cavallo, nel 1973, diventa fonte di ispirazione durante un’animazione artistica collettiva che coinvolge tutta la struttura psichiatrica e porta alla realizzazione della statua, di colore blu e realizzata in legno e cartapesta.
L’animazione artistica è curata da Giuliano Scabia e Vittorio Basaglia, cugino del più noto Franco, che nel 1971 ha assunto la direzione dell’ospedale psichiatrico triestino e da lì fonda Psichiatria Democratica, allo scopo di riformare il sistema in chiave antipsichiatrica.

«La realizzazione della statua ha accompagnato anche l’abbattimento fisico dei muri dell’ospedale psichiatrico di Trieste», racconta ai nostri microfoni Riccardo Laterza, consigliere comunale di opposizione per Adesso Trieste.
La lista comunale ha presentato una mozione per chiedere al Comune di Trieste di accogliere la statua sfrattata dall’Amministrazione leghista di Muggia e «riportarla a casa, là dove è nata», magari dandole una collocazione che permetta a cittadine e cittadini di vederla ogni giorno.
In particolare, Adesso Trieste ha chiesto alla giunta guidata da Roberto Dipiazza (Forza Italia) di prendere contatto con l’associazione Franco Basaglia, che è proprietaria della struttura.

La messa in discussione della riforma di Basaglia

La giunta e la maggioranza di centrodestra a Trieste non sembra aver recepito la richiesta ed è stata bocciata l’urgenza per la mozione di Adesso Trieste, dovendo quindi seguire un iter più lungo.
L’attacco alla statua di Marco Cavallo, però, si inserisce in un contesto più ampio, in cui la sanità territoriale viene gradualmente smantellata in favore di un modello “ospedalocentrico” e che apre ai privati, come è avvenuto in Lombardia.
Non solo, a Trieste è cambiato anche un direttore del Dipartimento di salute mentale e per la prima volta a ricoprire quel ruolo non è un basagliano.

«La difesa di Marco Cavallo non è solo la difesa di un simbolo – sottolinea Laterza – Stiamo parlando anche della difesa di un modello di salute che mette al centro la persona e i diritti della persona».
La statua, tra l’altro, non è solo un oggetto celebrativo della memoria di una rivoluzione culturale e sanitaria, ma è uno strumento attivo e itinerante, che gira il mondo e accompagna diverse battaglie, come quella per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg), avvenuta qualche anno fa.

ASCOLTA L’INTERVISTA A RICCARDO LATERZA:

Una petizione per candidare Bologna ad ospitare Marco Cavallo

Lo sfratto cui è sottoposta la statua di Marco Cavallo ha destato attenzione e preoccupazione anche in altre zone d’Italia. A Bologna, in particolare, è nata una petizione che candida la nostra città ad ospitare l’opera d’arte e chiede all’Amministrazione guidata da Matteo Lepore di interessarsi al tema.
«Se volessero rottamare Marco Cavallo – spiega ai nostri microfoni Paolo Coceancig di Educatori uniti contro i tagli, la realtà che ha lanciato la petizione – il messaggio che vogliamo dare è che esistono altre città che lo accolgono e vogliono dare una casa alla statua».

I promotori della petizione però fanno un’importante premessa: la soluzione migliore per la statua è che resti a Trieste, dove è stata realizzata e dove racconta una storia importante della città, «l’unica rivoluzione che abbiamo vinto», osserva Coceancig.
«Crediamo che questo tipo di iniziative, che auspico anche altre città pensino, aiutino gli amici e i compagni di Trieste che si stanno mobilitando a fare pressione – precisa il promotore – L’altro tipo di pressione che vogliamo fare è sulla politica locale bolognese, sperando che qualcuno prenda in mano la vicenda e faccia un’interpellanza anche qui».

ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLO COCEANCIG:

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