L’allarme lanciato dai sindacati su ciò che sta accadendo in Emilia-Romagna è da non sottovalutare. Nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 60,5 milioni di ore di cassa integrazione, in aumento del 54,7% rispetto ai 39 milioni di ore del 2023. A preoccupare sono soprattutto i dati degli ultimi mesi dell’anno: nell’ultimo quadrimestre le ore di cassa integrazione autorizzate corrispondono ad una crescita vertiginosa del 68,2%.
A soffrire di più sono la manifattura e i settori di moda e automotive, ma la situazione potrebbe peggiorare in caso il presidente statunitense Donald Trump ripresentasse la sua politica dei dazi, già sperimentata nel primo mandato.

La crisi in Emilia-Romagna, tra boom di cassa integrazione e il rischio dei dazi

«È un quadro che ci preoccupa – afferma ai nostri microfoni Massimo Bussandri, segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna – Se questa situazione di crisi non dovesse risolversi dopo il ricorso alla cassa integrazione, rischia di erodere lavoro stabile e reddito, perché chi viene espulso dalle produzioni manifatturiere in genere va su lavori più fragili sia dal punto di vista contrattuale che retributivo. Andiamo anche incontro a una rioccupazione su settori più poveri. È una situazione che tutta l’Emilia-Romagna dovrà monitorare con attenzione”.
Nello specifico, i segnali di crisi vengono sia da settori che vivono difficoltà a livello nazionale, come appunto l’automotive, ma anche da settori che hanno peculiarità territoriali, come la meccanica legata alla costruzione di macchinari per movimentazione terra, la ceramica, la moda e il calzaturiero.

Il rischio, inoltre, è che piova sul bagnato se Trump dovesse ripristinare i dazi anche verso l’Europa. Le borse, in questo senso, stanno già reagendo male. Questa mattina l’euro ha toccato il minimo storico sul dollaro da anni a questa parte. In questo scenario l’Emilia-Romagna rischia più di altre regioni, vista la grande quota di export.
«Qui servirebbe uno scarto da parte del governo nazionale che assolutamente non si vede – osserva Bussandri – Abbiamo un governo completamente prono rispetto a questa trasformazione del nostro Paese in una specie di succursale dell’America di Trump e del nuovo capitalismo. Ciò sarà devastante per l’Europa e per l’Italia, perché l’intenzione di chi guida questi processi da oltre oceano è esattamente quella di depredare l’Europa e trasformarla in una colonia che compera e produce solo ciò che interessa all’altro capo dell’Atlantico».

Ciò che servirebbe, secondo il segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna, sono politiche industriali serie. Ma anche politiche macroeconomiche, mentre il governo Meloni sembra andare nella direzione opposta: «Ha programmato la riduzione scientifica dei salari e delle pensioni per i prossimi cinque anni, ha programmato la svendita della sanità pubblica, mentre ha programmato investimenti pari a 35 miliardi in armamenti che sono regali all’industria digitale americana della sicurezza», afferma il sindacalista.
Ma Bussandri mette in guardia anche gli imprenditori del nostro territorio, in particolare coloro che oggi vivono una crisi, ma che negli anni scorsi, grazie alle condizioni favorevoli del territorio, hanno guadagnato e staccato dividendi: «Adesso nessuno si può permettere di fare le valigie. Adesso ci si siede a un tavolo di crisi e non ci si alza fino a quando le soluzioni non sono state trovate».

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