Tra chi esulta da destra per l’avanzata del nazionalismo, chi si dispera da destra per l’indebolimento dell’oligarchia finanziaria, chi si dispera da sinistra per la disgregazione dell’Europa e il vento conservatore e chi esulta per la sberla all’austerity, c’è anche chi vede il bicchiere mezzo pieno: la Brexit potrebbe riportare l’attenzione sull’Europa dei diritti. Il giurista: “Rottamare Maastricht”.

Il voto per la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ha scatenato fiumi di commenti e analisi che non trovano una direzione univoca. Da destra c’è chi esulta per l’avanzata del populismo nazionalista e c’è chi si dispera per l’indebolimento dell’oligarchia finanziaria. Allo stesso modo, da sinistra c’è chi si spaventa per l’avanzata della destra e per la disgregazione del progetto europeo e chi invece esulta per la lezione impartita all’Europa dell’austerity, anche se il vento che spira non è affatto progressista.

Ad offrire una lettura un po’ diversa dalle altre è Alessandro Somma, docente di Diritto Comparato all’Università di Ferrara, che ha firmato un articolo pubblicato sulla versione online di Micromega.
Somma non esulta per il successo nazionalista, ma considera la Brexit un’opportunità per l’Europa dei diritti.
“La Brexit potrebbe essere la scossa buona a riportare all’ordine del giorno la prospettiva di un reale cambiamento – scrive il docente – capace di farci tornare a sognare”, poiché imporrà di considerare le politiche europee non come un fatto privato dei soli parlamenti, e più spesso dei soli governi, ma come di una vicenda che deve essere restituita al popolo sovrano.

Il rischio di tenuta dell’Europa, secondo il docente, è dovuto anzitutto al fatto che “essa è attualmente antipopolare, percepita come un catalizzatore di povertà e di guerre tra poveri: se vuole continuare ad esistere deve cambiare”.
Che ad uscire sia stata proprio la Gran Bretagna, braccio europeo degli Stati Uniti, inoltre, è utile a rovesciare gli attuali rapporti di forze, che nel Vecchio Continente si manifestano col tanto contestato Ttip, il trattato sul commercio tra America ed Ue che, tra le altre cose, toglie sovranità agli Stati per consegnarla al mercato.

Somma vede dunque il bicchiere mezzo pieno: “la Brexit potrà scuoterci e riportarci sui binari dell’Europa dei diritti. Oppure rappresenterà l’ennesimo tassello del percorso verso l’Europa dei mercati, che è meglio finisca il prima possibile”.
Per il giurista, ciò che è necessario è ripensare la filosofia di un’unione che deve smetterla di essere ossessionata dal controllo dell’inflazione e deve invece essere ossessionata dalla creazione di lavoro.
“Bisognerebbe rottamare il Trattato di Maastricht – sostiene Somma – perché ha reso possibile un meccanismo che, per attirare capitali e investimenti, usa la leva della distruzione del valore del lavoro e dello Stato sociale”.