La sera del 25 Novembre, Bologna si è unita in un grido collettivo di rabbia e resistenza: migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza patriarcale, partita alle 18:30 da Piazza VIII Agosto. Il corteo, animato da slogan, cartelli e interventi appassionati, ha percorso Via Irnerio, Via Indipendenza e Piazza del Nettuno, portando in strada le voci di donne, persone LGBTQ+ e attivistə unite per la libertà, l’autonomia e la giustizia sociale.

Organizzata da collettivi come Non Una Di Meno Bologna, la manifestazione ha messo al centro temi cruciali come la lotta contro la violenza di genere, la cultura dello stupro e le discriminazioni che attraversano ogni ambito della società.

La denuncia: violenza sistemica e diritti calpestati

Le attiviste hanno denunciato un sistema patriarcale che colpisce non solo attraverso la violenza fisica e psicologica, ma anche con le disuguaglianze strutturali. In Italia, si contano già oltre 104 femminicidi, lesbicidi e trans*cidi nel 2024, una cifra che evidenzia la gravità di un fenomeno radicato nelle istituzioni, nei luoghi di lavoro e persino nella sanità.

Un focus particolare è stato dedicato alla disuguaglianza di genere nella medicina e nella ricerca, dove le esigenze delle donne e delle persone LGBTQ+ continuano a essere marginalizzate.

Corteo contro la violenza patriarcale in piazza 8 Agosto, Bologna 25/11/2024.

Non sono mancate dure critiche al governo di Giorgia Meloni e al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che sono sovente accusati di aggravare le disuguaglianze di genere e sociali. Le attiviste hanno denunciato i tagli ai servizi pubblici, la mancanza di misure concrete per il contrasto alla violenza patriarcale e la narrazione conservatrice che riduce gli spazi di libertà per donne e persone LGBTQ+. “Questo governo non solo ci ignora, ma ci rende ancora più vulnerabili”, hanno dichiarato alcune manifestanti durante il corteo.

Liberazione, diritti e resistenza globale

Durante il corteo, si è levato forte anche l’appello per la liberazione della Palestina, intrecciando la lotta contro il patriarcato con quella contro le oppressioni coloniali e militariste. Le manifestanti hanno ricordato l’azione di sabato a Roma, dove è stato sanzionato il Ministero dell’Economia per denunciare il finanziamento agli armamenti e alle guerre, a scapito di servizi pubblici essenziali come la sanità, il welfare e l’istruzione.

“Disarmiamo il patriarcato!” è stato uno degli slogan più ripetuti, un invito a smantellare un sistema che arma conflitti e perpetua disuguaglianze, impoverendo le persone più vulnerabili.

Una mobilitazione per tutte e tutti

La manifestazione ha sottolineato la necessità di politiche pubbliche adeguate per combattere la precarizzazione del lavoro, i salari inadeguati e l’aumento del costo della vita. Ma è stata anche un momento di celebrazione della forza collettiva, un atto di resistenza e solidarietà tra donne, persone LGBTQ+ e tuttə coloro che rifiutano la violenza sistemica in ogni sua forma.

Il corteo si è concluso in Piazza del Nettuno, dove interventi e performance hanno ribadito che questa lotta non si ferma: la rabbia si trasforma in azione, e l’azione costruisce un futuro più giusto.

“Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido IO”, hanno gridato le manifestanti. Bologna ha risposto con forza: la battaglia per l’uguaglianza e la dignità continua.

Eleonore Krisa