Ormai 100 anni fa veniva pubblicata la conclusione del romanzo di Kafka “Il Processo”, un romanzo generazionale, manifesto per certi versi di alcuni degli aspetti più spaventosi del 900, quali l’incertezza, l’impotenza la sensazione di trovarsi senza via di scampo in una lotta contro un sistema inamovibile e senza volto.

Dopo 4 anni di Thomas Mann si passa a Kafka.

Si scende dalla “Montagna incantata” di Mann, scalata durante gli scorsi anni, per intrufolarsi nelle fredde aule di tribunale del “Processo” di Kafka. 

Archiviozeta, nel familiare e suggestivo Cimitero Futa Pass (FI), mette in scena dal 1 al 17 agosto 2025 ore 18: “IL PROCESSO primo dibattimento” tratto dall’omonimo romanzo di Franz Kafka, drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni. Si prosegue sulla linea tracciata da Thomas Mann affrontando un autore suo contemporaneo, entrambi voci stonate in una Germania al tempo sempre più intonata in un coro di guerra, violenza e odio, proprio nel cimitero tedesco della Futa, dove molti ragazzi morti sul fronte riposano, c’è da domandarsi se le cose per loro non sarebbero cambiate leggendo i testi di questi autori, e soprattutto quanta differenza c’è in realtà tra noi e quei ragazzi? 

In un esperienza dai toni cupi, Archiviozeta amplia il testo di Kafka andando ad attingere dalle sue lettere, dal suo testamento, nonché dai suoi diari. Il progetto teatrale si presenta come stranamente attuale con i suoi toni tipici dell’ angoscia che trae le sue radici dal surreale che rapiscono lo spettatore, senza neanche degnarsi di spiegargli il perchè, come succede al funzionario di banca Josef K. intrappolato in un procedimento penale interminabile e insensato. 

100 anni di Processo.

Se spesso ci lamentiamo delle lungaggini burocratiche e legali del nostro paese non possiamo che tirare un sospiro di sollievo di fronte a questo processo nello specifico che da 100 anni ormai rappresenta uno tra i libri più importanti del 20esimo secolo. Come fatto notare in precedenza lo spettacolo, così come il romanzo, non risulta attuale perché potrebbe ricordare le narrazioni processuali delle serie o dei programmi crime che tanto fanno presa sul pubblico, ma lo è per le tematiche di alienazione, assurdità della giustizia, oppressione burocratica e angoscia esistenziale.

Josef K si ritrova senza perché a difendersi in tribunale da un reato ignoto, senza sapere come difendersi, a chi appellarsi, chi lo accusa, trovandosi completamente impotente in un sistema molto più grande e informato di lui. Non è necessario essere nati durante le guerre mondiali per percepire i concetti che Kafka cerca di condividere con il lettore, così come non è necessario conoscere il romanzo per godere dello spettacolo, e la cornice dell’Appennino tosco-emiliano è senz’altro un teatro degno, e anche una buona scusa per esperire per la prima volta di questa storia.