Lo Giudice, capogruppo Pd e presidente onorario Arcigay: il partito nazionale sbaglia. Zaino, Arcigay: prendano la parola anche gli esponenti locali.
Continuano le tensioni tra il Partito Democratico e le associazioni Lgbt. Il casus belli sono state le parole di Massimo D’Alema contro i matrimoni gay, poi corrette dallo stesso esponente democratico in un colloquio con le associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali.
Le scuse, però, non sono bastate perché ora il Cassero vuole capire quale sia la linea del partito. E chiede anche agli esponenti locali di prendere la parola. Proprio questi ultimi hanno inviato una lettera per richiedere un incontro chiarificatore, ma intanto lo stand del Bologna Pride 2012 alla Festa de L’Unità resta chiuso.
L’unico esponente bolognese ad aver preso parola fin dall’inizio è Sergio Lo Giudice, che veste i panni sia di capogruppo Pd a Palazzo D’Accursio che di presidente onorario di Arcigay. Lo Giudice da tempo conduce una battaglia, anche personale sul tema del riconoscimento dei diritti alle persone omosessuali e critica fortemente le posizioni del partito. “Non solo D’Alema, ma anche Rosy Bindi, proprio a Bologna, ha ribadito la contrarietà ai matrimoni omosessuali”. Posizioni che, secondo Lo Giudice, sono superate, non al passo con quanto avviene in Europa e più arretrate anche rispetto a quanto pensano i cittadini italiani.
Per il capogruppo in Consiglio comunale, però, c’è una sostanziale differenza tra il partito di Bologna e la dirigenza nazionale. Differenza di approccio che non basta al presidente di Arcigay Emiliano Zaino, che avrebbe voluto una presa di posizione chiara anche degli esponenti locali. “Se c’è una differenza d’approccio tra il Pd bolognese e quello nazionale, chi se non loro dovrebbero dire alla dirigenza nazionale che hanno sbagliato?”, afferma Zaino, aggiungendo anche le associazioni ora stanno valutando se accettare o meno l’incontro richiesto dagli esponenti locali.