Anche l’associazione culturale Vecchio Son, che da decenni gestisce sale prova per le band musicali della città nel quartiere San Donato, è stata colpita dall’alluvione del 19 e 20 ottobre. L’acqua è arrivata negli scantinati dove si trova tutta la strumentazione musicale e ha allagato tutti gli spazi, compromettendo l’insonorizzazione delle salette.
Per salvare un’esperienza imprescindibile per la musica e la cultura underground bolognese, il Vecchio Son ha lanciato una campagna di crowdfunding. L’obiettivo è fissato a 8mila euro, necessari per ripianare le spese anticipate per il ripristino dei locali.

Alluvione, il crowdfunding per salvare il Vecchio Son allagato

È Steno, al secolo Stefano Cimato, frontman dei Nabat e anima del Vecchio Son, a raccontare ai nostri microfoni cos’è successo la sera del famigerato 19 ottobre. «Avevamo in programma un concerto con diverse band – racconta – che abbiamo annullato quando abbiamo visto che le precipitazioni stavano peggiorando. In particolare in serata l’acqua è iniziata a entrare nelle salette. Per fortuna eravamo una quarantina, quindi siamo riusciti a mettere in salvo la strumentazione, amplificatori e batterie».

Non è la prima volta che il Vecchio Son si allaga, proprio perché gli spazi sono in un sotterraneo. «Siamo abituati – spiega Steno – e solitamente riusciamo a gestire gli allagamenti. Questa volta però si è verificata una cosa mai vista».
In particolare, l’acqua non proveniva dallo scivolo che porta all’ingresso del centro, ma «veniva giù dai muri». Un fenomeno mai visto prima, ma che si può spiegare con la conformazione dello spazio. «La nostra struttura non ha l’allacciamento alle fognature comunali – racconta Steno – ma ci sono due pompe sommerse che provvedono a buttare l’acqua in una vasca, che di fatto poi defluisce nelle fogne».

Non solo: il tetto della struttura è composto da fogli di catrame su cui sono montate delle griglie che fanno da scolo per l’acqua indirizzandola nelle grondaie. «Queste griglie vanno pulite annualmente perché si riempiono di terra e foglie – sottolinea Cimato – Questo è un lavoro che deve fare il padrone di casa, che è il Comune di Bologna con cui siamo in convenzione, ma che non è stato fatto e le griglie erano ostruite. Si può dire che il problema in parte è dovuto al fatto che l’acqua non riusciva a defluire in maniera corretta».

Dal Vecchio Son raccontano che ci sono voluti tre giorni per buttare fuori completamente tutta l’acqua entrata nella struttura e alla fine i danni provocati all’insonorizzazione delle sale prova sono comunque ingenti.
Per questa ragione è stato lanciato un crowdfunding che ha l’obiettivo di raccogliere 8mila euro. La campagna si intitola “Aiuta il Vecchio Son a stare a galla” ed è ospitata sulla piattaforma GoFundMe.
«Per noi la cultura, in questo caso la musica, deve essere accessibile a tutti – spiega Steno – Per questa ragione abbiamo i prezzi più bassi della città sia per ciò che riguarda le sale prove, che per lo studio di registrazione e per la scuola di musica. Quindi non abbiamo questa somma».

Insieme agli studi di Scandellara, il Vecchio Son rappresenta un pezzo fondamentale per la musica bolognese. In quelle sale sono passati praticamente tutti i musicisti bolognesi, sia della scena underground che poi diventati mainstream. Oltre ai già citati Nabat, dal Vecchio Son è passato Lo Stato Sociale prima di fare successo e ancora oggi provano gli Avvoltoi e tante altre band bolognesi.

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