Si intitola “Non fossilizziamoci! Chiamata pubblica per le rinnovabili” la manifestazione promossa da Europa Verde contro i combustibili fossili. In programma per sabato 21 ottobre, la manifestazione ha scelto un luogo simbolico, la città di Ravenna, dove insistono diversi progetti che stanno ostacolando la transizione energetica e puntando sui combustibili fossili.

In piazza a Ravenna contro i combustibili fossili e per le energie rinnovabili

La manifestazione vuole denunciare la condizione di arretratezza nella quale ci troviamo, come paese e come regione, nella produzione di energia rinnovabile. «Vogliamo richiamare l’attenzione della popolazione, per dare una spinta e una svolta verde nel settore energetico di questo paese – spiega ai nostri microfoni Silvia Zamboni, capogruppo regionale di Europa Verde – Pensavamo l’alluvione avesse insegnato qualcosa, ma ci sbagliavamo. Non vediamo dei segnali che vadano a contrastare, in modo coerente, la crisi climatica che stiamo vivendo».

La scelta di Ravenna non è casuale: la città ospiterà un rigassificatore e un impianto per la cattura e lo stoccaggio della CO2 collegato, secondo i Verdi, alla continuazione dell’uso dei combustibili fossili.
Al contrario, le energie green procedono a rilento. Il progetto Agnes, per esempio, volto a ricavare energia rinnovabile dal mare attraverso un eolico galleggiante, è partito nel 2017, e solo a fine mese riceverà una valutazione da parte del Governo. O ancora, il progetto del Centro per le Comunità solari locali, avviato nel 2010, è ancora privo di un decreto attuativo.

«Ci stiamo trovando, che ci piaccia o meno, all’interno di una transizione, data la carenza collettiva dei combustibili fossili – ha ribadito Leonardo Setti, presidente del progetto e docente presso l’Università di Bologna – L’elettrificazione deve essere alimentata non più dall’alto verso il basso, premiando i grandi produttori, bensì dal basso verso l’alto, mettendo al centro le famiglie. La transizione non è una scelta, ma un obbligo. Non possiamo scegliere- continua Setti- L’Europa nell’arco di una decina d’anni, non avendo risorse fossili proprie, deve sostenere pienamente la produzione di energia rinnovabile».

Gioca quindi un ruolo centrale l’indirizzo politico, che non può più indugiare in scelte che guardano al breve-medio periodo, anziché premiare quelle scelte, quelle policies che mettono al centro una transizione ecologica che sia possibile e sostenibile in primis per i cittadini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SILVIA ZAMBONI: