Dopo aver raccolto mille partecipanti nella scorsa edizione, riparte A.G.a.S. – All Gender are Sportive, progetto sostenuto da Period Think Thank che promuove equità e rispetto delle identità di genere nello sport, stavolta incentrato nelle aree montane e interne dell’Emilia-Romagna. L’edizione 2025-2026, infatti, si concentra su territori e città in cui risultano esserci grandi divari di genere nello sport: Monterenzio, Monghidoro, Pianoro, Castiglione dei Pepoli, Rastignano e Rimini.
Il progetto per lo sport inclusivo si sposta nelle aree interne
Tale disparità si estende su tutta l’Italia: i dati Coni ci dicono che solo 3 atleti su 10 sono donne, con le ragazze che rappresentano il 41% delle persone tesserate nella fascia 8-13 anni, ma scendono al 16% dopo i 18 anni. Gli uomini, invece mantengono numeri più stabili: 22% tra i 18-35 anni e 28% oltre i 36 anni. La disuguaglianze aumentano sulle persone non binarie, che non vengono considerate in nessuna statistica riguardo lo sport agonistico, nonostante l’appartenenza a un sesso binario è oggetto di controlli e misurazioni nella pratica sportiva.
Beatrice Dusio, ideatrice del progetto, ha raccontato che A.G.a.S nasce «nel 2022 dall’incontro tra realtà diverse, come Period Think Tank, Eden, Capoeira Palmares e Openvent per rispondere a diversi fabbisogni del territorio: spesso gli istruttori e le istruttrici non sapevano come intervenire a livello pratico in caso di discriminazioni. Le attività della scorsa edizioni sono state dedicate proprio a questo, cioè ad insegnare sia ai direttori, che agli istruttori e gli atleti come utilizzare lo sport come strumento per superare le differenze di genere e farli lavorare insieme alla comunità LGBTQIA+.
Il più grande traguardo è stato creare luoghi percepiti come sicuri dalle comunità di riferimento e portare alla luce risultati su cui riflettere e intervenire, come il gap tra sensibilizzazione tra il centro di Bologna e le aree periferiche, e proprio su queste ultime abbiamo deciso di dedicarci quest’anno».
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Le fa eco Giulia Sudano, presidente di Period Think Thank: «Il nostro obiettivo è contrastare gli stereotipi di genere, prima nel comune di Bologna e adesso nelle aree montane e interne del territorio, dove c’è più bisogno di azioni rivolte a questo tipo. I numeri della scorsa edizione sono stati incoraggianti: dei mille partecipanti raccolti gli scorsi anni, il 54-60% ha valutato “estremamente utile” la formazione ricevuta; puntiamo a far aderire più associazioni possibili alla Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro, raccogliere i bisogni di formazioni di educatori e educatrici e raccogliere i dati per capire la profondità delle disuguaglianze di genere a far fronte alla mancanza di dati per quanto riguarda le persone non binarie, nello sport».
Sudano spiega anche l’impatto che un lavoro simile può avere nella realtà di molti giovani che si approcciano al mondo dello sport: «Molti giovani non fanno sport perché non si sentono accolti, perché molto spesso è binario e ci sono ancora parecchie discriminazioni, e questo influisce negativamente sulla loro crescita».
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Preziosa anche la testimonianza di Valentina Petrillo, atleta italiana transgender di atletica che è riuscita a gareggiare nelle Paralimpiadi, per comprendere quanto nel profondo questi attacchi possono influenzare la vita delle persone: «Per me che faccio sport e vivo sulla mia pelle le discriminazioni questo progetto è importantissimo, perché mi permette di realizzare i miei sogni all’interno di spazi sicuri dove posso essere me stessa.
Il mondo dello sport per le persone transgender è pieno di difficoltà e, nonostante sembrava che si stesse aprendo, negli ultimi anni ci sono stati parecchi passi indietro: dal 2003 a livello di normativa c’è stata una progressiva inclusione, ma da qualche anno a questa parte per le persone tragender è praticamente vietato fare sport a livello agonistico. Inoltre, anche la disinformazione fa la sua parte, perché gran parte delle persone crede ad idee che si basano su convinzioni false o errate».
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