“7 note in cerca d’autore” è il titolo di una trilogia che pone la compagnia riminese Quotidiana.com al cospetto di tre grandi capisaldi della drammaturgia quali Ibsen, Pirandello e Shakespeare. “A casa, bambola!”, ripreso chiaramente da “Casa di Bambola” di Ibsen, è il primo spettacolo ad andare in scena, facendo da innesco con questioni parecchio attuali riguardanti i diritti, in particolare delle donne, e dell’intimità.
Lo spettacolo è in scena in prima assoluta, in questi giorni e fino al 22 gennaio, al Teatro delle Moline di Bologna.

“A casa, bambola!”, lo spettacolo in scena al Teatro delle Moline

Lo spettacolo parte dal terzo atto dell’opera di Ibsen, nel momento in cui Nora, la protagonista, decide di lasciare spontaneamente il marito. Quel punto esclamativo alla fine del titolo non è lì per puro caso, sta a significare, come dice la stessa regista e interprete Paola Vannoni, un’intimazione a quelli che sono i “doveri sacri” della donna nel suo focolare domestico, che secondo l’uomo non deve mai lasciare. Quei doveri che ha nei confronti del marito, dei figli e della famiglia tutta, mettendo in secondo piano tutto ciò che non rientra in questa sfera.

Gramsci raccontò, nel 1917 che il pubblico rimase «sbalordito e sordo» dalla scelta della donna nonostante nei primi due atti questi avesse tutti gli elementi per comprendere la decisione e legittimarla.
Ad alleggerire la vicenda, che di per sé di leggero avrebbe assai poco, ci pensa la cifra stilistica scelta e applicata da Roberto Scappin e Paola Vannoni, che cerca di ironizzare con situazioni grottesche criticando aspramente il sistema patriarcale e i diritti di cui le donne non godono. L’attrice sottolinea come l’intento della rappresentazione non sia tanto quello di attualizzare temi quali l’abbandono del tetto coniugale dal punto di vista dell’uomo che rimane incapace di provvedere a quelli che sono i bisogni della casa quanto entrare in profondità negli stessi.

«Torvaldo viene descritto da Ibsen in modo ridicolo – osserva Vannoni ai nostri microfoni – perché si comporta come un bambino quando la donna decide di lasciarlo. Il testo di Ibsen rimane marginale, tutto il resto è scritto da noi sempre sulla traccia di questa vicenda. Ci sono altri personaggi che non esistono ma che noi facciamo esistere sulla scena, virtualmente».

Temi importanti, fondamentali e che sono oggi al centro di un estesa opera di rivoluzione di pensiero e giuridica sono espressi nell’opera di Ibsen, come quello che riguarda l’indipendenza e la presa di coscienza dell’importanza che ha la vita di una donna e il dovere che questa ha verso se stessa di ricercare la propria felicità e libertà. Pensieri e desideri questi che erano considerati “forti” per l’epoca ma, come ci tiene a sottolineare la Vannoni, lo sono ancora oggi.

ASCOLTA L’INTERVISTA A CASA VANNONI: