Anche se si trova sotto la linea dell’equatore, in Cile è cominciata la primavera. Le votazioni dello scorso week end, sia per eleggere i membri dell’Assemblea costituente, sia per il rinnovo di alcune amministrazioni locali, hanno visto la sconfitta delle destre e l’avanzamento del Frente Amplio, composto da comunisti, verdi e altre forze progressiste, ma a vincere sono stati anche femministe e minoranze indigene.
L’occasione che vive il Paese, dunque, è storica e può portare finalmente ad archiviare i residui della dittatura militare del generale Augusto Pinochet.

Amministrative e assemblea costituente: il riscatto del Cile

«Dobbiamo valutare questo risultato nell’ambito di un processo democratico molto profondo che si è avviato dopo le proteste del popolo cileno nel 2019 – commenta ai nostri microfoni Juan Contreras, esule cileno in Italia – è un passo molto importante, che non era previsto dai sondaggi e da tutto l’apparato di propaganda della destra».
Contreras racconta del week end elettorale come di giorni difficili, in cui la propaganda mostrava seggi deserti per scoraggiare le persone ad andare a votare. Alla fine, però, i risultati sono stati ribaltati.

Nell’Assemblea costituente, che sarà chiamata a riscrivere la Costituzione, la lista “Vamos por Chile”, che raggruppa i partiti di destra, si aggiudica appena 37 dei 155 seggi, quindi meno di un terzo, che era la soglia con la quale avrebbe potuto esercitare il diritto di veto.
Ma la composizione dell’Assemblea ha anche altre novità importanti, come la presenza delle minoranze etniche presenti in Cile, di cui sono stati eletti 17 rappresentati, e la parità di genere.

E a proposito di donne, per la prima volta la capitale, Santiago, ha una sindaca donna e comunista, uscita dalle elezioni amministrative. La sindaca si chiama Irací Hassler Jacob, ha vinto con quasi il 40% dei consensi e ha sconfitto il candidato di Rinnovamento nazionale Felipe Alessandri.
Jacob è anche ecologista e femminista e proprio il movimento femminista sembra aver contribuito molto nella tornata elettorale, non solo per le amministrative.

«La destra ha dato la possibilità di partecipare alle consultazioni per l’Assemblea costituente anche alle associazioni – spiega Contreras – convinta che aprendo a questa possibilità avrebbe diviso il fronte progressista. In realtà, associazioni e movimenti sono unite da un filo che le lega tutte».
Il ruolo della società civile, del resto, è stato centrale nell’avviare questo percorso democratico. Le cittadine e i cittadini cileni hanno preso in mano il proprio destino e hanno innescato un processo dal basso, dal momento che la politica tradizionale, anche dei partiti di centrosinistra, aveva fallito.

ASCOLTA L’INTERVISTA A JUAN CONTRERAS: