Oggi comincia la prima semifinale dell’Eurovision Song Contest, a cui prenderanno parte sedici nazioni, dieci delle quali si classificheranno per la finale di sabato 22 maggio, dove ci saranno ad aspettarli i Big Five e il paese ospitante: ed è proprio di quest’ultimo che ci parlerà oggi la rubrica di Eddy Anselmi, che è già presente in luogo per assistere all’evento.

Eurovision Song Contest 2021: i Paesi Bassi

Sarà Jeangu Macrooy a rappresentare l’Olanda nella sua quarta edizione casalinga della kermesse, diventando così il sesto cantante originario del Suriname a esibirsi per la nazione − a precederlo furono Milly Scott, Donald Lieveld (come membro degli Harmony), Humphrey Campbell, Ruth Jacott e Franklin Brown (in duetto con Maxine). Classe 1993, la canzone che porterà ha un testo che mischia inglese e sranan tongo, un idioma originario proprio del paese sudamericano che gli ha dato i natali.

Birth of a New Age” va così a sostituire quella con cui avrebbe dovuto esibirsi lo scorso anno, “Grow“, dopo il processo di selezione interno, condotto dall’emittente radiotelevisiva olandese AVROTROS, e che lo ha riconfermato come rappresentante della monarchia parlamentare. Jeangu avrà un grande seguito, giocando in casa, e fuori dall’Ahoy Arena di Rotterdam, ad accoglierlo, ci sarà un mega murales che lo raffigura.

La sua carriera è partita nel 2011, quando formava il duo Between Towers con il fratello gemello Xillian, con cui pubblicò l’album “Stars on My Radio”. Da solista ha pubblicato il suo primo EP, “Brave Enough”, in cui compare il singolo “Gold”, utilizzato tra le altre cose per lo spot HBO della pluri-premiata serie “Il trono di Spade”. A Rotterdam cercherà di bissare il successo di due anni fa, quando Duncan Laurence fece emozionare Tel Aviv con la sua “Arcade“.

Ecco perché abbiamo l’Eurovision Song Contest a Rotterdam

Fu proprio il cantautore olandese, classe 1994, a trionfare nell’ultima edizione della kermesse, superando di soli ventisei punti il nostro Mahmood e la sua “Soldi”. Con il senno di poi, considerando quanto accaduto con la pandemia, è quasi stato un bene che “Arcade” abbia trionfato nel 2019, lasciando la patata bollente dell’organizzazione di questo travagliato Eurovision ai Paesi Bassi, compito che, secondo Eddy Anselmi, è stato gestito in maniera ineccepibile.

Il pezzo, unico di quell’edizione a entrare nelle chart internazionali, era favoritissimo sin dalla vigilia, ma Duncan arrivò con il fiato corto alla finale, riuscendo per a strappare la vittoria quasi sul filo di lana. Speriamo che quest’anno, quando dovrà consegnare il trofeo al nuovo vincitore dell’Eurovision, coloro che lo riceveranno possano essere i nostri Måneskin, riportando così il concorso nella nostra terra dopo trent’anni di assenza.

Luca Meneghini

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