I provvedimenti xenofobi del governo Meloni certo non mancano, dall’assegnazione di porti lontani per le navi che li soccorrono ai 5mila euro di cauzione per non essere rinchiusi in un Cpr, ma le notizie di questi giorni sulla tariffa di 2mila euro che verrebbe chiesta ai migranti per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale sono imprecise e stanno alimentando confusione.
Non sono, infatti, tutti i migranti non comunitari a dover pagare la quota, ma solo alcune categorie, pari al 2 o 3% del totale delle persone presenti in Italia. E già oggi queste categorie pagano dai 200 ai 5mila euro annuali.

2mila euro ai migranti per iscriversi alla sanità? Ecco come funziona

A spiegare come funziona l’assistenza sanitaria ai migranti non comunitari in Italia è Salvatore Geraci della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM).
«L’assoluta maggioranza degli stranieri non comunitari, così come tutti gli italiani, ha il diritto-dovere di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, che paga come noi con la fiscalità generale».
La norma di cui si discute, che dovrebbe essere inserita nella manovra, riguarda solo alcune categorie specifiche, come i migranti non comunitari con permesso per motivi di studio, le persone alla pari e i titolari di un permesso per motivi religiosi.

Queste persone, che non hanno l’obbligo di iscrizione, possono scegliere se sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata o se fare quella che viene definita “iscrizione volontaria” al Ssn.
In quest’ultimo caso ciò che già oggi pagano va da 386 a oltre 5mila euro, in maniera proporzionale al reddito. «Per gli studenti c’è una tariffa agevolata», precisa Geraci. Agevolazioni che verrebbero mantenute, almeno dalle prime anticipazioni sulla norma contenuta in manovra.

Sia la norma attuale, datata 1986 e modificata nel 1998, che la nuova norma mostrano tuttavia delle criticità.
L’iscrizione annuale, infatti, è valida fino al 31 dicembre, indipendentemente dal periodo dell’anno in cui viene sottoscritta. «Se la si sottoscrive oggi si pagano comunque 386 euro, come se la si sottoscrivesse a gennaio – osserva Geraci – Quindi questa è una criticità che andrebbe corretta».
Nella nuova norma, che però per ora resta solo un annuncio, ci sarebbe l’abolizione della proporzionalità rispetto al reddito, quindi a pagare 2mila euro sarebbero tanto i migranti più poveri quanto i diplomatici da 20mila euro di stipendio al mese.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SALVATORE GERACI: