Barack Obama e Raul Castro hanno annunciato ieri la normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. Sembra l’inizio di una nuova fase storica che porterà in prospettiva alla fine dell’embargo dopo 50 anni. Decisivo sarebbe stato il ruolo di mediazione e garanzia del Vaticano.

Todos somos americanos“. Con queste, che probabilmente resteranno nella storia, Barack Obama ha annunciato la normalizzazione delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Negli stessi istanti, il suo omologo cubano, Raul Castro, annunciava al suo popolo la medesima notizia. Obama, che ha definito fallimentare la politica statunitense adottata nei confronti di Cuba, ha annunciato anche l’apertura di una sede diplomatica a L’Avana.

Se non è l’inizio di una nuova era, ci manca davvero poco, perchè l’annuncio di ieri sembra lasciar presagire la fine dell’embargo che da decenni opprime l’isola. Nella trattativa, partita quanto si apprende un anno fa, sarebbe stato decisivo il ruolo del Vaticano, che avrebbe fatto da garante e mediatore in questo difficile passaggio storico.

“Penso che i tempi fossero maturi. Barack Obama alla fine del suo secondo mandato ha voluto dare l’impressione di non avere completamente falilto. E’ stata una presa di coscienza di una prepotenza sbagliata secondo la quale un paese si arroga il diritto di scegliere quale deve essere il sistema commerciale di un altro paese.” dice ai nostri microfoni il giornalista esperto di America Latina Gianni Minà.

MInà non crede che i repubblicani, che hanno in mano il Senato, potranno bloccare il disgelo. “Non potranno farlo -spiega- perchè la storia non perdona. Anche loro hanno interessi commerciali, sanno bene che gli conviene togliere l’embargo. I repubblicani, come tutte le aggregazioni conservatrici e di destra, sanno bene quelli che sono i loro interessi commerciali, non gli interessa la morale.

Per Gennaro Carotenuto, giornalista e docente all’Università di Macerata, spesso non si comprende quanto Cuba sia integrata nel continente latino-americano. Per il giornalista, l’integrazione dei paesi sudamericani, sempre più forte, ha creato dei rapporti sempre più stretti tra l’isola e i paesi del continente, che ne hanno fatto una sorta di padre nobile. Cuba, insomma, “non è mai stato un gulag tropicale” come spesso è stata descritta dalla propaganda americana, ed ha vissuto una straordinaria evoluzione, che questa svolta potrebbe accelerare.