Il referendum si voterà il 26 maggio, ma in città il dibattito è infuocato. Il sindaco sbotta e lo definisce “un delirio” e poi lamente che costa troppo. Cipriani (Sel): “Capisco Cofferati quando diceva che Bologna è consociativa. Il referendum è nato perché è stata negata l’istruttoria”.

Dacci oggi la nostra polemica quotidiana. Il tema del referendum sui finanziamenti alle materne paritarie, promosso dal Comitato Articolo 33 e fissato per il 26 maggio, è il tema cardine che alimenta la discussione politica cittadina.
Le ultime battute a questo proposito sottolineano anche le divergenze all’interno della maggioranza di Palazzo D’Accursio, con  Sel che non ha votato la delibera per il rifinanziamento dei contributi alle private e il Pd che si arrocca nella sua posizione contraria alla consultazione, facendo quadrato dopo la delusione delle elezioni politiche.

Per il sindaco Virginio Merola è “un delirio” spendere 500mila euro per una consultazione che ruota attorno al milione di euro per le scuole paritarie. Occorre però ricordare che fu la Giunta Merola e la ‘strana’ maggioranza trasversale in Consiglio comunale a rifiutare l’accorpamento della consultazione con il voto per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, che avrebbe portato un qualche risparmio per le casse comunali.
Quello che però preoccupa il Comitato Articolo 33, che nei giorni scorsi ha diffuso una lettera aperta, è l’atteggiamento che il sindaco deciderà di intraprendere. I regolamenti comunali, infatti, prevedono che sia il primo cittadino a fare da garante della partecipazione, diffondendo le informazioni e promuovendo la consultazione. Preoccupazione comprensibile visto lo sbotto di Merola.

A reagire a tutte le polemiche, però, è stato anche Lorenzo Cipriani, consigliere comunale di Sel, partito che siede tra i banchi della maggioranza.
Sul suo profilo Facebook Cipriani scrive: “Aveva ragione Cofferati a parlare di una città consociativa”.
Ai nostri microfoni, Cipriani ricorda anche il percorso che ha portato al referendum: “Due anni fa, appena insediati, votammo la convenzione con le scuole paritarie perché (era luglio) non c’era tempo per una discussione. Chiedemmo però un’istruttoria pubblica che la Giunta non ha mai voluto realizzare”. Per il consigliere di Sel, dunque, il referendum è il risultato dell’ostinazione e della chiusura del Pd e della Giunta di fronte alla richiesta di discussione sul tema.

Cipriani coglie anche la posizione della Cgil, che ieri ha sollecitato un intervento dello Stato sulla copertura dei posti disponibili nel sistema educativo cittadino (attualmente appena il 18%). Ma il vendoliano mette in guardia: “Non si invochi lo Stato come strumento contro il referendum. Noi chiediamo da tempo l’aumento delle scuole statali e lo facevamo anche quando non si poteva dire nulla contro il governo Monti. Farlo adesso, quando nemmeno si sa se ci sarà un governo, è a dir poco curioso”.
Sul Comune, intanto, grava il problema dell’atteso boom demografico, calcolato dallo stesso ufficio statistico di Palazzo D’Accursio e che avrà come conseguenza un aumento imponente di richieste per la scuola pubblica. “Non escludo – ammette Cipriani – che una soluzione tampone possa essere il rifinanziamento delle paritarie, anche in caso di vittoria del referendum”.