All’interno di “Contrattacco!”, il festival di letteratura sociale di Alegre andato in scena a Vag61, si è presentata Nicoletta Bourbaki, il collettivo di studiosi che si occupa del debunking delle bufale neofasciste in rete. Attraverso il metodo storico e strumenti scientifici, il collettivo ha lanciato una battaglia contro il revisionismo su Wikipedia e non solo.

Si chiama Nicoletta Bourbaki, ma non è una persona sola. Del resto, essendo nata tra i commenti di Giap, il blog dei Wu Ming, la scelta dello pseudonimo collettivo era un’opzione nell’aria. Il nome è ispirato a Nicolas Bourbaki, un collettivo di matematici attivo in Francia dagli anni Trenta agli anni Ottanta del secolo scorso.
Il collettivo italiano è composto da storici, ricercatori di varie discipline, scrittori, attivisti e semplici appassionati di storia uniti da una missione apparentemente titanica: smontare le bufale storiche diffuse da neofascisti in rete.

Ieri pomeriggio, a Contrattacco!, il festival di letteratura sociale della casa editrice Alegre, tenutosi a Vag61, Nicoletta Bourbaki si è presentata alla città, raccontando gli obiettivi, i risultati e soprattutto le metodologie di debunking utilizzate per contrastare il revisionismo storiografico e la retorica nostalgica del Ventennio mussoliniano che bande organizzate di neofascisti seminano sul web, in particolare sull’enciclopedia libera Wikipedia.

Il collettivo è all’opera ormai da alcuni anni e, grazie all’esperienza maturata, ha pubblicato “Questo chi lo dice? E perché? “, una “guida per la fruizione critica delle fonti fuori e dentro il web, con esempi e proposte di esercizi didattici”. Una sorta di vademecum utile a chiunque per la battaglia in corso, che non riguarda solo il campo elettorale e sociale, ma anche culturale, dunque pienamente politico.

“Ci sembra che questo momento sia proprio quello giusto per contrattaccare – spiega Benedetta Pierfederici, esponente del collettivo, ai microfoni di Giorgio Tinelli di Neu Radio – Ci siamo resi conto che un atteggiamento difensivo, un atteggiamento pessimista, per quanto emotivamente comprensibile, non è quello veramente efficace”.
Ma anche qualora non si affronti il tema dalla prospettiva degli studiosi della materia, ciò a cui punta il gruppo di ricerca è stimolare lo spirito critico, portare le persone a farsi delle domande di fronte alle fonti con cui vengono in contatto.

ASCOLTA UN ESTRATTO DELL’INTERVISTA A BENEDETTA PIERFEDERICI:

Una peculiarità di Nicoletta Bourbaki è la metodologia utilizzata per l’opera di debunking, per smontare le bufale dei neofascisti: il metodo storico. Con un approccio scientifico, dunque, il gruppo di lavoro analizza, verifica e ricostruisce ciò che viene diffuso in rete, fino a svelare l’inganno, la mistificazione e la distorsione operata a fini propagandistici e di condizionamento dell’immaginario collettivo.
“Bisogna uscire dal fact checking molto tecnicistico che di solito viene praticato – ha affermato Tommaso Baldo, altro esponente di Nicoletta Bourbaki – Pensiamo che la possibilità di accorgersi che ti stanno raccontando una narrazione tossica debba essere a disposizione di tutti”.

Più nello specifico, il gruppo di ricerca sui falsi storici indica alcune domande fondamentali per approcciare qualunque narrazione: chi mi sta raccontando una cosa? Qual è il suo scopo? A chi si sta rivolgendo? Ci sono o non ci sono delle fonti? Quali fonti sono? Chi le ha conservate?
Il tutto smontando la retorica della pacificazione nazionale, che è un’operazione che negli anni ha tentato di rimuovere il conflitto che sta alla base dei rapporti della società.

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Nicoletta Bourbaki ha all’attivo diverse inchieste, pubblicate su Giap, su manipolazioni neofasciste della Wikipedia in lingua italiana e sui falsi storici sul tema delle foibe. Un lavoro che assume un’importanza ulteriore quando a diffondere, più o meno in buona fede, le fake news su temi storici sono i quotidiani mainstream. Tra queste sono annoverate il caso di Giuseppina Ghersi , una giovane che sarebbe stata torturata ed uccisa dai partigiani, amplificato dal Corriere della Sera e diffuso da gruppi neofascisti, che per “avvalorare” la propria tesi diffusero anche una fotografia falsa, che ritraeva tutt’altra cosa.
O il caso della “foiba volante “, l’esistenza della quale era una diceria senza riscontro, che però un quotidiano friulano ha affrontato con un grande carico di sensazionalismo.

Durante le presentazione di Nicoletta Bourbaki c’è stato spazio anche per riflessioni e suggerimenti su come reagire al clima politico e sociale che si respira oggi in Italia.
Due di questi consigli sono arrivati da Luca Casarotti, che per il collettivo si occupa soprattutto degli aspetti legali. “Una cosa che ho imparato è che non bisogna trattare le persone che sono diventate vittime della narrazione tossica come imbecilli, perché altrimenti si ottiene solo una chiusura difensiva – osserva – Quindi il debunking alla Burioni non funziona. La seconda cosa è quella di dire le cose in un contesto in cui non ce le si aspetta“. Casarotti, infatti, ha fatto parlare di sè in occasione del 25 aprile, quando, a Pavia, in un’orazione ufficiale, ha fatto un discorso contro la memoria condivisa.

ASCOLTA UN PASSAGGIO DELL’INTERVENTO DI LUCA CASAROTTI: