Entro la fine dell’anno, dovrebbe uscire in sala, la seconda versione cinematografica di “West Side Story” di Leonard Bernstein (1918-1990), esattamente ad un sessantennio dalla precedente (ed a 64 anni dalla prima assoluta, avutasi nel ’57) del 1961, con la regia di Robert Wise e Jerome Robbins, la cui colonna sonora (registrata ad Hollywood il 9 e 10 agosto 1960, con l’orchestra diretta da Johnny Green) è oggetto della puntata di giovedì 29 aprile.

Certo, troppo lungo e laborioso sarebbe disquisire in codesta sede sulle varie versioni di questa partitura (a parte 6 brani scartati in precedenza, la versione originale comprende in totale 16 numeri, quella cinematografica, la più estesa, 19, l’incisione in studio del settembre ’84 diretta dall’autore, 17) e sulle differenze in seno ai singoli pezzi nel passaggio dal teatro al cinema ed all’incisione in studio, oltre che nella successione degli stessi, della loro inclusione od esclusione.

Ma anche riguardo all’organico strumentale utilizzato di volta in volta, passando dai 31 elementi (degli inizialmente previsti 25) dell’edizione originale, ai 70 della rappresentazione filmica, per arrivare al centinaio della registrazione in studio diretta dal compositore. Se poi si tiene conto sia della pletora d’incisioni discografiche, anche in tutte le salse, così come della sovrabbondanza d’allestimenti teatrali a livello mondiale, avutisi fino ad oggi, questo dà un’idea di quanto questo musical sia entrato saldamente nell’immaginario collettivo.

Tanto più che Bernstein ne trasse una serie di danze sinfoniche da concerto, fortunatissima anch’essa essendo entrata stabilmente in repertorio in breve tempo. La prima assoluta di questa sorta di suite sinfonica, si ebbe il 13 febbraio del ’61 a New York con la direzione di Lukas Foss, a cui fece seguito, il 6 marzo, la prima delle due incisioni discografiche dirette dall’autore (peraltro, Robert Russell Bennet ne aveva già inciso nel ’59, con la RCA Victor Orchestra, un proprio arrangiamento).

Per le orchestrazioni, Bernstein s’avvalse di Sid Ramin ed Irwin Kostal, a cui s’aggiunse, per il film, la supervisione musicale di Saul Chaplin. Come prassi ad Hollywood, alcuni degli attori impiegati, vennero doppiati per le parti cantate: Natalie Wood dal soprano Marnie Dixon, Richard Beymer da Jim Bryant, Rita Moreno in parte da Betty Wand e Russ Tamblyn in parte da Tucker Smith. Inoltre, siccome i 2 protagonisti, la Wood e Beymer, non sapevano ballare, si rimediò muovendo il più possibile sia le persone intorno a loro, sia la cinepresa. La ripresa, avvenuta prevalentemente in esterni, venne effettuata in formato panoramico a 70 mm. a colori (Panavision e Technicolor), con audio stereofonico, rendendo parecchio costosa la sua realizzazione. Ma alla fine, questo film ramazzò ben 10 statuette, ripagando ampiamente i suoi realizzatori, degli enormi sforzi profusigli. Titoli di testa e di coda spettacolosi, recanti l’inconfondibile firma di quel geniaccio di Saul Bass!

“Un tocco di classico” va in onda ogni giovedì alle ore 24, in streaming ed in fm 103.1 mhz.

—- Gabriele Evangelista —-