Un pretesto per chiudere col passato. Questa, secondo Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto “Parri”, la ragione alla base dell’archiviazione del processo sulla strage di Sant’Anna di Stazzema. Solidarietà da Marzabotto ai famigliari delle vittime.
La procura tedesca di Stoccarda ha deciso l’archiviazione dell’inchiesta sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 furono uccise 560 persone. I procuratori hanno spiegato di non essere riusciti a raccogliere sufficienti prove a conferma delle responsabilità dei 17 sospetti nel massacro, che venne compiuto da un’unità della 16ma divisione corazzata “Reichsfuehrer SS”.
Per il sindaco di Stazzema, Michele Silicani, si tratta di una sentenza scandalosa, che vanifica il lavoro di anni e le sentenze italiane.
Solidarietà ai famigliari delle vittime della strage di Sant’Anna arriva da Marzabotto, altra città martire, che in questi giorni celebra il 68° anniversario.
A commentare la decisione della procura tedesca, ai microfoni di Radio Città Fujiko, è Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto Storico “Ferruccio Parri”.
“Sulla strage di Sant’Anna di Stazzema – spiega Alessandrini – esiste sia una verità storica che una verità giudiziaria”. In particolare, argomenta lo storico, sono state dimostrate le responsabilità di quella divisione delle SS sia a Sant’Anna che in altre stragi ed è altrettanto certo che quegli eccidi rispondevano ad una precisa strategia militare e politica del nazismo.
Secondo Alessandrini, dunque, la decisione della procura di Stoccarda è pretestuosa e risponde alla volontà di chiudere i conti col passato. Vi sarebbe poi un’altra partita, quella dei risarcimenti alle famiglie delle vittime, che la Germania tendenzialmente non paga, ma secondo il direttore del Parri in questo caso la questione è di ordine più generale.
Quanto alla possibilità che l’archiviazione presti il fianco al negazionismo e al revisionismo storico, Alessandrini è tranquillo: “I fatti di Sant’Anna sono certi e testimoniati, la decisione di Stoccarda non mette in discussione l’esistenza della strage, ma si limita a non voler attribuire le responsabilità individuali”.