Sabato 2 dicembre Afternoon Tunes (alle h 16.00) farà un doveroso omaggio a Shane MacGowan che si è spento oggi 30 novembre nelle prime ore del mattino. Ospiti speciali all’insegna del punk i bolognesi Leatherette.

Addio a Shane Mc Gowan: l’omaggio di Afternoon Tunes al cantante dei Pogues

La morte di Shane MacGowan mi lascia in un variopinto cocktail di emozioni ma non ne sono più di tanto stupito. Separare Shane dall’abuso di alcol è quantomeno ridicolo. La stessa Victoria Clarke (la sua compagna di una vita) non sapeva rispondere alla domanda:”Che artista sarebbe stato il suo compagno senza l’abuso alcolici?”. Così come non possiamo separare Daniel Johnston dalla depressione, Syd Barrett dall’abuso di droghe, e Sinead O’ Connor dal suo disturbo bipolare. Ovviamente dispiace per tutti e tre gli artisti che spesso venivano (o vengono) più alle cronache per i loro abusi o ‘stravaganze’ che per le loro qualità artistiche.

Shane MacGowan era prima di tutto un poeta e un avido lettore. Già in giovane età si distinse alla Westminster School in quel di Londra dove approdò grazie a una borsa di studio. Venne poi cacciato per possesso di droga ma questo è un altro discorso. La poetica che appare soprattutto in ‘Rum Sodomy and the Lash’ è sorprendente. I testi di “The Sick Bed of Cúchulainn” “Old Main Drag”, “A Pair of Brown Eyes” dimostrano che nella mente di un giovane MacGowan c’è una vera e propria sensibilità artistica. Sicuramente l’album più acclamato dei Pogues è il successivo “If I Should Fall From The Grace With God” in cui l’elemento punk si fa più importante. Spesso in Irlanda (terra di grandi bevute estive) la gente scuoteva la testa quando si parlava della commistione tra la musica tradizionale e il punk. Decisamente Shane MacGowan and company non erano ben visti dai puristi della tradizione irlandese. Probabilmente la loro apparizione sulla rete nazionale RTE insieme ai Dubliners per le cover di “Dirty Old Town” e “The Irish Rover” aiutò la band ad entrare nelle grazie dei loro connazionali (o quasi visto che molti membri della band erano residenti in Inghileterra). Parliamo comunque di una terra fortemente cattolica, a volte fino al bigottismo in cui Shane MacGowan era spesso visto come un immigrato irlandese in quel di Londra che un vero e proprio irlandese, nonostante avesse vissuto la sua infanzia a Tipperary alle porte di Dublino.

Fairytale of New York” è senza dubbio la canzone di Natale che preferisco. Lontana anni luce dal consumismo che caratterizza le feste natalizie possiede un’umiltà che era merce rara quando fu scritta (figuriamoci oggi). Il Natale visto da due ‘pochi di buono’, una coppia che si apostrofa con parole che pochi anni fa furono riviste dalla BBC in nome del politically correct, è senza dubbio un’ulteriore prova punk della band nata nei sobborghi londinesi.

La popolarità di Shane fu, come in altri casi noti, anche la sua rovina. Tour massacranti, incontri con la stampa e l’hype del successo provocarono nel tempo un corto circuito non solo nel frontman ma in tutta la band. I Pogues continuarono senza l’anima del gruppo e provarono pure a sostituirlo con Joe Strummer ma la magia dei primi tre album non fu mai trovata.

Al contrario Shane MacGowan risorse con un progetto che portava il suo nome a fianco dei The Popes. “The Snake” e “The Crock of Gold” sono due perle nascoste che hanno subito forse la popolarità dei tempi di un MacGowan più in forma ma dimostrano che la vena artistica del “matto, tossico e alcolista” Shane non si era esaurita nonostante gli abusi.

Più volte il Nostro era stato dato in fin di vita e le recenti foto che lo ritraevano pallido in un ospedale non promettevano nulla di buono.

Si dice che la morte di un’artista ne faccia una leggenda. Per un giovane come il sottoscritto nei suoi vent’anni Shane MacGowan è stato una rottura con i cardini del sistema sociale e musicale. Per un adulto è stato una forma di ispirazione. La leggenda di Shane MacGowan non comincia di certo con la sua morte (almeno nel mio caso).

Andrea Tabellini