Inoki, ha dato vita ad una discussione pubblica, attraverso stories su Instagram: «Questa è per tutti voi rapper italiani, prima di tutto voi Club Dogo». Il rapper bolognese ha puntato il dito contro gruppo, il quale ha lanciato il nuovo album attraverso il claim “Club Dogo is for the people”. A partire da questo, Inoki sottolinea l’incoerenza dei tre rappers, Jake La Furia, Don Joe, Gué Pequeno, i quali attraverso i loro nuovi brani non avrebbero portato un messaggio culturale o stimolato una riflessione educativa alle nuove generazioni.

Le frasi

«Non avete detto una parola per Gaza, e non dite che siete per la strada. I bambini muoiono e voi c’avete dei figli». E ancora: «Non sanno un cazzo, pensano solo ai soldi, pensano solo a fatturare, non alla cultura». Inoki ha denunciato il fatto che il gruppo abbia disonorato la cultura hip hop, che si fonda su canzoni impegnate, di protesta e riflessione sociale. La frase più pungente però proviene da una storia in cui scrive «Vedere che in una città e in un paese che è completamente allo sbando i rappers di punta invece di insegnare qualcosa tramite il rap spingano cocaina e criminalità è una cosa che non sopporto più. Specialmente dopo i 40 anni». Secondo Inoki dunque, è compito dei personaggi di successo, rapper compresi, discutere e far ragionare il pubblico sui temi di attualità, in un’ottica quasi didattica. La critica del cantante bolognese, sarebbe opinabile se non poggiasse sulla prova che altre realtà abbiano trattatto attraverso la musica, la situazione palestinese da lui stesso citata. In Francia infatti, sono stati diversi gli artisti che hanno affrontato la questione, tra cui i PNL con il singolo “Gaza”, con la promessa di devolvere tutti i proventi a organizzazioni umanitarie in Palestina, ma anche Rohff, Soolking e Akhenaton.

Influenze della scrittura rap nei giovani

In questi tempi, si sostiene sempre di più l’idea che le canzoni rap e trap italiane possano influenzare negativamente il comportamento dei giovani ascoltatori, in quanto espressive di uno stile di vita tossico, superficiale, imprudente. Non facciamo di tutta l’erba un fascio, ma è evidente che spesso i testi dei brani che svettano ai primi posti delle hit del momento, analizzati con la lente del pensiero critico e dell’attenzione alle parole, risultano gravemente disturbanti. Storie di trasgressione, dipenenze affettive, abuso di sostanze, sbando e rifiuto dell’istruzione. Linguaggi impregnati di sessismo, in cui il piacere fisico viene presentato solo all’interno di un contesto in cui il maschio esercita il proprio potere sulle ragazze, passive e sottomesse. Corpi femminili descritti con volgarità e oggettificati, facendo emergere una concezione di bellezza esagerata e inautentica. Sono molte le domande da farsi.

La questione

Il problema di fondo è che c’è la cultura corrente sembra mossa molto più dal desiderio di popolarità e ricchezza, piuttosto che dalla necessità di lanciare un importante messaggio di condivisione. Il fenomeno riguarda tutti i rappers, comprese le donne, ma sicuramente l’apporto più determinante lo hanno dato gli uomini. Molti dichiarano che con i loro scritti hanno l’intenzione di fotografare il disagio in cui ragazzi e ragazze sono immersi nella società di oggi. In realtà però, un messaggio artistico portatore di messaggi scomodi e perturbanti di denuncia sociale, non dovrebbe amplificare e diffondere comportamenti violenti, gli stereotipi di genere e la cultura del possesso che si stanno cercando di combattere. Sono sempre più numerose le babygang nelle città che aggrediscono gratuitamente qualche individuo innocente. È sempre più bassa l’età in cui gli adolescenti si avvicinano al mondo del sesso in maniera superficiale. È chiaro che soprattutto gli adolescenti, curiosi, ma facilmente influenzabili, sono la categoria più a rischio degli effetti dei testi rap. Dunque, è necessario discutere attorno al significato che questi testi vogliono trasferire ai giovani: ognuno esprime la musica a modo proprio, ma nessuno dovrebbe conformare il proprio stile di vita a quello di un idolo del momento, soprattutto se è uno stile malsano e irrispetoso.

Eleonora Gualandi