Mentre l’Emilia-Romagna sta per diventare zona arancione scuro, Bologna rilancia una tintura “fucsia”. Non Una di Meno ha presentato stamattina lo sciopero femminista e transfemminista previsto per il prossimo 8 marzo. Uno sciopero dal respiro globale e che connetterà diversi paesi in tutto il mondo per chiedere ancora una volta, nel giorno della festa della donna, di rispettare i diritti di tutte le donne, le migranti e le soggettività LGBT*QIAP+.
E come e dove scioperare, considerando le misure sempre più stringenti in Regione, ce lo spiega Athena, attivista di Non Una di Meno Bologna.

Lo sciopero femminista e transfemminista in epoca di pandemia

Come ogni anno, Non Una di Meno torna a celebrare l’8 marzo al fianco delle donne, categoria particolarmente colpita dalla crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo vivendo.
Violenza, lavoro, gap di genere: il mondo si è trasformato eppure la struttura patriarcale radicata nel sistema permane, costringendo le donne ad una marginalizzazione e ad una divisione sessuale del lavoro. Proprio per questo, quest’anno più che mai, è necessario far sentire la propria voce. «La situazione è urgente – spiega ai nostri microfoni Athena, portavoce di Non Una di Meno – L’intensificarsi della violenza e di molti fenomeni strutturali sono stati evidenziati dal contesto pandemico».

Con l’emergenza sanitaria in corso, coordinare uno sciopero transnazionale non è semplice. Ma è questa cornice pandemica a rendere urgente un intervento unisono.
Uno dei risultati più evidenti di questa crisi è la perdita del lavoro per le donne, e un generale crollo dell’occupazione femminile, con una sempre più evidente differenziazione di genere.
Su 10 malati di covid, 7 sono donne: sono questi i dati che spingono la comunità a stringersi nuovamente per chiedere che vengano rispettati trasversalmente i diritti, a partire da un rinnovamento del sistema che sradichi la violenza sulle donne, la svalutazione dei corpi e la differenza di genere nei contesti lavorativi.

La protesta si prefigura uno sciopero generale della produzione e della riproduzione, del consumo e dei ruoli sociali imposti dai generi all’interno della nostra società, e una riflessione su quello che accade a livello europeo.
L’arrivo del Recovery Fund, con i 209 miliardi per la ricostruzione del Paese, non deve escludere le donne. Con l’insediamento del nuovo governo Draghi, la gestione del fondo europeo risulta ancora più offuscata dai cambiamenti politici in corso. L’obiettivo, quindi, è quello di mantenere i riflettori accesi sulle politiche di inclusione di genere; politiche a cui lo stesso nuovo premier incaricato ha fatto cenno nella presentazione del suo programma di rilancio e resilienza.

Tuttavia, L’Emilia-Romagna, come tante altre zone di Italia, passerà in zona “arancione scuro”. Questo complica la mobilitazione, ma non la ferma. «Domenica 28 saremo in piazza con BSide – prosegue l’attivista – Evento che lancia lo sciopero sui/dai generi e gli spazi transfemministi, ma anche per l’8 marzo».

Lo scorso 8 marzo il movimento non è sceso in piazza per motivi di sicurezza, e al momento è difficile definire la natura del prossimo sciopero con l’arrivo dell’ultima ordinanza e i relativi divieti.
L’intenzione di Non Una di Meno era di concentrare azioni e lezioni in orario mattutino, per poi scendere in piazza dell’Unità nel pomeriggio. «Noi vogliamo esserci coi corpi, sentiamo la necessità di riprenderci gli spazi – sottolinea Athena, facendo appello alla responsabilità collettiva.
«Se ci sarà un ulteriore divieto con l’arrivo dell’arancio scuro – conclude l’attivista – ci organizzeremo in altri modi per esserci comunque in presenza».

Emily Pomponi

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