In corteo da via Gobetti a piazza XX Settembre. È la giornata di rom e sinti, che assieme a tanti altri hanno percorso le strade di Bologna nell’anniversario della ribellione ad Auschwitz-Birkenau del 1944. In piazza ha fatto capolino qualche bandiera della Cgil e molti striscioni di centri sociali e movimenti per il diritto all’abitare. Presenti anche Bergonzoni, Frascaroli e Manconi.

“Le nostre uniche armi sono i violini e le chitarre”. A volerla sintetizzare in una dichiarazione, la manifestazione che questa mattina ha visto rom e sinti percorrere le strade della Bolognina, fino a piazza XX Settembre, la si potrebbe ricordare così. Un corteo colorato, aperto dalla musica di chitarre e violini. “Una festa”, dice qualcuno in piazza. La parata dell’orgoglio rom e sinto a cui si sono associate molte realtà di movimento, dai centri sociali ai movimenti di lotta per la casa. Presenti in piazza anche l’assessore Frascaroli, l’attore Alessandro Bergonzoni e il senatore Pd Luigi Manconi.

Un corteo partito da un luogo carico di significato, quella via Gobetti che il 23 dicembre 1990 ha visto la Uno Bianca dei fratelli Savi entrare nel campo nomadi, sparare una raffica di proiettili e causare la morte di due sinti. Ma anche una data non casuale. Era infatti il 16 maggio quando, nel 1944, i rom internati ad Auschwitz-Birkenau diedero vita all’unica rivolta scoppiata all’interno dei lager nazisti. Da quel campo uscirono vivi solo 14 rom.  

Una “festa” a cui molti bolognesi hanno voluto partecipare, a fianco di rom e sinti, in una rivendicazione di dignità che resiste e si oppone al razzismo dilagante di istituzioni indifferenti quando non palesemente xenofobe, alle ruspe invocate da Salvini in un impeto che traduce sentimenti sempre più diffusi, di cui il pregiudizio dello “zingaro ladro” rappresenta la nota distintiva.

E mentre l’orgoglio rom e sinto percorreva a passo di musica le strade della Bolognina, in piazze ben più centrali la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni lanciava la raccolta di firme per la chiusura dei campi rom e Forza Nuova inscenava il suo presidio dell’“orgoglio italiano”. A chiudere il cerchio delle contro-manifestazioni c’è poi Forza Italia, che questo pomeriggio sarà in piazza Galvani. Palcoscenici, in tutti e tre i casi, ben più centrali e coerenti al senso estetico (politico?) della vetrina bolognese.

Se data e luogo di questa prima giornata dell’orgoglio rom e sinto sono di per sé carichi di significato, a rafforzare il senso della manifestazione di oggi ci hanno pensato proprio i presidi della destra più o meno radicale. In questo schieramento allargato, unito da pratiche e retoriche razziste e xenofobe, pare difficile sostenere che le ruspe invocate da Salvini siano solo un’idea del Matteo padano. Ma sembra altrettanto azzeccato nel riconoscere a questa giornata il suo senso più profondo e rafforzare un monito, quello a non abbassare la guardia.