Dal 6 al 23 marzo, i Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna ospitano l’installazione Restless Linings di Greig Burgoyne (curata da Patrizia Cirino e Denise Tamborrino) all’ex Chiesa di San Mattia, che si trova a Bologna in via Sant’Isaia 14/a.

Per Burgoyne (nato a Glasgow nel 1968), l’ex Chiesa di San Mattia diventa uno spazio geometrico e temporale, un crocevia di relazioni e possibilità. L’artista ne fa un teatro di idee, un campo di sperimentazione dove interrogativi e connessioni danno vita a un divenire in continua evoluzione. Ospitato in residenza, l’artista ripensa gli ambienti della storica chiesa, sviluppando una disposizione di allestimenti che si articola in due azioni performative e artistiche.

La videoinstallazione: linguaggio e precarietà dell’era digitale

Si comincia con una videoinstallazione site-specific (la peculiarità di Burgoyne), realizzata all’interno della chiesa. Qui, la fragilità e la precarietà del linguaggio si scontrano con l’immagine proiettata sulla parete dell’altare: un quotidiano italiano, le cui pagine unite formano una colonna alta quanto la navata, viene lanciato in aria dall’artista con gesti ripetuti e ostinati. Attraverso salti, pugni e spinte, Burgoyne cerca di sfidare la legge di gravità, in un’azione che diventa metafora della tensione tra informazione e disinformazione.

In un’epoca dominata dall’eccesso di dati, spesso provenienti da fonti non affidabili, Restless Linings riflette sulla difficile distinzione tra verità e fake news. L’installazione si fa specchio della vertigine informativa contemporanea, mettendo in discussione il valore della parola e il suo progressivo svuotamento di senso.

Il colore giallo: tra visibile e invisibile

Elemento distintivo dell’opera di Burgoyne è l’uso del colore giallo, che assume un ruolo simbolico e percettivo cruciale. Paradossalmente, sebbene il giallo sia associato alla luce e alla chiarezza, è anche il colore meno percepito dai coni dell’occhio umano. Questa ambivalenza tra presenza e assenza, tra visibile e invisibile, viene esplorata attraverso un’installazione composta da tessuti gialli e centinaia di scatole di cartone.

L’installazione si sviluppa attraverso una misurazione della navata, suddivisa in 120 sezioni, ciascuna attivata da un gesto. Ventidue torri emergono dal pavimento giallo, portando simbolicamente l’identità di Bologna all’interno della chiesa. Le torri si relazionano con gli affreschi ancora presenti, creando un dialogo tra passato e presente, tra le figure dipinte e i movimenti performativi dell’artista. Il risultato non è una semplice estensione delle immagini affrescate, ma un’animazione dello spazio che genera una nuova percezione del rapporto tra spettatore, luogo e opera d’arte.

Attraverso questa installazione immersiva, Burgoyne invita il pubblico a interrogarsi sul rapporto tra corpo, spazio e segno, trasformando la chiesa in un campo dinamico nel quale la sorpresa e l’assurdo si intrecciano con la riflessione artistica. aperto all’imprevisto e alla riflessione sul contemporaneo. Un’esperienza che invita il pubblico a interrogarsi sul linguaggio e sulle connessioni che definiscono il nostro rapporto col mondo.

Un’importante occasione per i bolognesi di assistere al lavoro di Burgoyne, il cui approccio concettuale esplora il paradosso del rendere visibile l’invisibile, utilizzando strategie basate su regole per rivelare l’interazione tra corpo e spazio.

L’inaugurazione si terrà il 6 marzo dalle ore 16.00. La mostra sarà aperta dal 6 al 23 marzo, dal giovedì alla domenica, dalle 15.00 alle 20.00. Ingresso gratuito.

Stefano Rigi