Il suo nome è comparso a più riprese nel toto-giunta per la Regione Emilia-Romagna, prima come candidato all’assessorato alla Sanità, dato il suo curriculum, poi come una sorta di talent scout tra gli ex colleghi per individuare la figura che possa ricoprire quel ruolo.
Giovanni Gordini, ex dirigente della sanità bolognese e neo-consigliere regionale in seguito alle elezioni che hanno incoronato Michele de Pascale a presidente dell’Emilia-Romagna, ai nostri microfoni afferma di «non amare il fantacalcio» e sottolinea di essere stato eletto con un successo maggiore rispetto alle aspettative, ma di non avere partiti alle spalle che spingano per dargli un ruolo.

Per il consigliere regionale Gordini la sanità pubblica si salva anche rifiutando il prestazionificio

Fin dalla campagna elettorale, Gordini ha insistito sul tema che gli sta a cuore, quello del rilancio della sanità pubblica, che si trova in una fase di difficoltà. Eppure, la sanità pubblica è «il principale sistema di garanzia per tutti i cittadini, solidaristico e universalistico – sottolinea il neoconsigliere – per questo va difeso in ogni modo, soprattutto in una regione come l’Emilia-Romagna».
Sono anche dati di agenzie governative, come l’Agenas, a certificare come negli anni sia calata la quota del pubblico e sia aumentata quella del privato anche nella sanità. «Una strada pericolosa che vuol portarci verso lo smontaggio di quel sistema».

La sensazione è che in corso vi sia una privatizzazione strisciante della sanità, non rivendicata ideologicamente ma realizzata nei fatti, ad esempio a causa dell’impossibilità di molte persone di curarsi in tempi dignitosi a causa delle lunghe liste d’attesa.
Un rischio che l’ex dirigente della sanità bolognese vede e che è determinato da quello che Rosy Bindi ha definito l’essere «prigionieri del liberismo economico che ha portato ovviamente chi pensa al profitto anche all’area della sanità – sottolinea Gordini – Perché alimentare il privato significa anche indurre un incremento di richieste di prestazioni anche a carico del pubblico che arriva come messaggio ai cittadini».

È proprio da qui che, secondo Gordini, passa una prima soluzione per rilanciare la sanità pubblica: non solo porre un freno al privato, ma anche saper spiegare ai cittadini il tema dell’appropriatezza. In altre parole, «se io penso che a ogni tipo di “problema” deve uscire una prestazione, genero un “prestazionificio” e allora il cittadino trova una risposta nel primo che la fornisce, che spesso è il privato, che spesso induce dei costi che pesano nel pubblico senza un reale guadagno di salute».
L’impegno di politica e sanitari, dunque, è anche quello di raccontare alla cittadinanza che cos’è la sanità e cosa deve essere quella pubblica.

Il nodo delle risorse per la sanità pubblica, che è stato al centro di un braccio di ferro tra Regione e governo nazionale durante l’ultimo mandato, rimane un tema importante, ma è difficile pensare che questo governo cambi rotta o cada prima e comunque anche governi più “amici”, sottolinea Gordini, non hanno invertito il definanziamento della sanità. «Per questo anche de Pascale ha ricordato che serve una qualche discontinuità nella sinistra».

C’è poi un altro grande tema, quello della prevenzione, che precede la sanità, riguarda la salute e si interseca con altre tematiche. Dai dati provvisori del Sistema di Garanzia 2023 per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA), l’Emilia-Romagna si è piazzata ai primi posti nazionali.
«Quello della prevenzione è un altro dei temi che va rilanciato anche se non dà risultati in tempo breve – commenta Gordini – perché se noi fossimo capaci di riportare gli stili di vita, l’aria, l’ambiente, il lavoro, drammatico per i morti che produce, ovviamente i risultati li vedremmo dopo almeno un biennio e un triennio. Ciò non toglie che è lì che bisogna investire, che è un po’ il tema del consumo del suolo o delle energie alternative».

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