Oggi pomeriggio, alle 16.00, il premier Mario Draghi illustrerà alla Camera dei Deputati il cosiddetto Recovery Plan (o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il piano italiano per avere accesso alle risorse europee del Next Generation Eu (o Recovery Fund).
Il documento si compone di 337 pagine, ma è stato trasmesso al Parlamento nella giornata di ieri, 25 aprile. Un tempo brevissimo separa quindi l’accesso che i deputati hanno avuto al testo e la discussione parlamentare con il voto, che è previsto per martedì.
Recovery Plan, una discussione alla cieca
«Il piano è stato trasmesso al Parlamento nella tarda serata di ieri – osserva ai nostri microfoni il deputato Nicola Fratoianni – e questo dice molto del metodo con cui si arriva a questo passaggio. Il “governo dei migliori” era stato chiamato a cambiare tutto rispetto al governo Conte giudicato incapace. Naturalmente nemmeno l’ombra di meccanismi di partecipazione diffusi nel Paese».
Uno scarsissimo rispetto per l’istituzione del Parlamento che, riferisce Fratoianni, negli ultimi due mesi «è stato tenuto a trastullarsi sul vecchio testo del Recovery Plan del governo precedente.
Aldilà del metodo, però, per il deputato ci sono anche problemi di merito. «Gli investimenti sul Mezzogiorno sono ampiamente al di sotto di quanto sarebbe stato necessario – sottolinea Fratoianni – Gli investimenti relativi alla sanità territoriale, che rappresentano una fetta troppo piccola rispetto alle cifre che sono state investite in altri settori. Quasi assente l’investimento nella cultura, un settore particolarmente colpito dalla pandemia». Per il parlamentare, quindi, il Recovery Plan del governo Draghi è «un misto tra un’occasione persa e la ricerca di una continuità nella definizione delle politiche del Paese, che in questo momento però avrebbe avuto bisogno di una radicale discontinuità».
Tra le riforme contenute nel documento di Draghi manca completamente quella per una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, che invece Fratoianni ritiene fondamentale.
Recovery Plan, i contenuti di massima
Il piano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del Next Generation Eu e gli ambiti di intervento riguardano la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione normativa e la concorrenza.
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei Ministri del 15 aprile. Il totale degli investimenti previsti è quindi di 222,1 miliardi di euro. Di questi, il 27% sarà dedicato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e più del 10% cento alla coesione sociale.
Sei sono i principali obiettivi, indicati come missioni: “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura“, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica“, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile“, “Istruzione e Ricerca“, “Inclusione e Coesione” e “Salute“.
Nelle previsioni del governo, le risorse dovrebbero contribuire ad un aumento del Pil del 3,6% al 2026 e ad un aumento del 3,2% dell’occupazione nel triennio 2024-2026.
Il Mezzogiorno, inoltre, dovrebbe accaparrarsi 82 miliardi, di cui 14,5 finirebbero alle infrastrutture, in particolare alta velocità, sistema portuale e viabilità interna.
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