La società attuale altro non è che un grumo di comunità, più o meno piccole e più o meno grandi, che si spalleggiano o affrontano su tematiche di vario genere; partendo da questa visione estremamente macroscopica si può provare a restringere il campo di azione del nostro sguardo fino a selezionare tante comunità diverse, unite intorno a una singola cosa.

L’implementazione delle strutture digitali all’interno della vita quotidiana altro non ha fatto che rendere questo processo riproducibile all’infinito, permettendo a tantissime persone di definire identità culturali intorno a cui costruire delle comunità; alla fine della fiera quello che è successo è che si sono costruiti innumerevoli veicoli in grado di esprimere emozioni, raccogliere sfide sociali o abbracciare aspirazioni collettive.

In Italia, come nel resto del mondo, innumerevoli sono state le comunità nate intorno ai generi musicali; questo perché questi ultimi, molto spesso, sono stati i vettori della cosiddetta “controcultura” e nel corso del tempo si sono trasformati in veri e propri collanti non soltanto per una comunità distribuita equamente sul territorio nazionale quanto per le innumerevoli comunità locali, che invece offrono fisicamente gli spazi di condivisione e riflessione.

La cosa che potrebbe senza dubbio sorprendere qualcuno è il come questi siano in grado di avere un impatto positivo anche e sopratutto sul benessere sociale di chi vive quella comunità; all’interno di questo articolo vediamo più nello specifico proprio questo!

Più di quello che sembra

Senza una comunità gli eventi diventerebbero principalmente luoghi in cui ritrovarsi in gruppo per passare tempo libero, magari con un vaporizzatore in mano o poco più. Ecco: le scene musicali permettono di trasformare questi eventi in occasioni più interessanti, in cui poter anche vivere esperienze comunitarie ascoltando tutti quanti insieme musica.

Tra anni novanta e anni duemila, infatti, erano migliaia le persone che si muovevano in giro per i piccoli club d’Italia per ascoltare dal vivo gruppi come Afterhours, Marlene Kuntz (due must per gli adolescenti negli anni 90) o Verdena; contestualmente questi eventi hanno permesso a intere generazioni di cercare e trovare un luogo dove sentirsi comprese e apprezzate. Più che concerti veri e propri, insomma, vere e proprie esperienze musicali che si tramutano in rito collettivo per spettatori alla ricerca di un senso di appartenenza!

Questo senso di appartenenza è stato poi veicolato da una serie di intenti comuni come i testi ricchi di significato che hanno finito per diventare i tatuaggi di migliaia di persone, parlando direttamente a una e più generazioni che sono state colpite dal senso di alienazione e da una crisi economica galoppante. Curiosamente entrambi gli elementi sono risultati talmente importanti dal punto di vista culturale che anche l’alternative rock degli anni successivi!

Di fatto possiamo parlare dell’importanza della scena musicale alternativa come di un importante patrimonio culturale necessario per promuovere il benessere collettivo. Questa scena culturale è importante vada sostenuta tanto dal pubblico, attraverso l’acquisto del merchandise (anche se il mondo fast fashion se n’è appropriato) o più semplicemente del biglietto quanto dallo stato, che deve rendere attraverso le normative tutto fattibile.

Quello che non tutti tengono in considerazione è il come la musica sia in grado di far sbocciare tante opportunità secondarie! Dai laboratori musicali in cui i musicisti spiegano i processi creativi ai workshop, che permettono l’ingrandimento delle competenze degli astanti a fronte della partecipazione a una più grande esperienza.

La musica è davvero un collante sociale?

Il fatto che la musica sia effettivamente un portatore di sani valori e condivisione è ciò che davvero fa la differenza rispetto tanti altri esempi di elemento culturale. Questo lo si deve a una ricca commistione di fattori che passa, sopratutto, attraverso la ricca capacità di sperimentare che permette di far lavorare insieme persone al fine di esplorare l’ignoto.

Il fatto che poi la musica sia un qualcosa che da il meglio di sé quando sperimentato dal vivo, offre un ulteriore livello di bellezza. Il dialogo col pubblico e, più in generale, il feedback che esiste tra musicista e ascoltatore è parte di ciò che crea un’esperienza quasi ritualistica che al giorno d’oggi possiamo quasi considerare in grado di sostituire l’esperienza religiosa.

Nonostante gli avvenimenti del 2020, infatti, l’industria musicale e più in generale il mondo della musica non hanno subito particolari flessioni dal punto di vista degli appassionati o della penetrazione all’interno delle varie fasce della popolazione. Quello che è cambiato è stato lo strumento di distribuzione della stessa, con le applicazione per lo streaming che ancora non riescono a offrire un equo compenso a chi la musica la produce. Questo, però, non toglie alla musica il suo incredibile potenziale di collante sociale e la rende oggi come ieri, qualcosa in grado di migliorare la qualità della vita delle persone.