È l’argomento che più di ogni altro ha monopolizzato le campagne elettorali degli anni passati, ma spesso lo ha fatto senza un reale aggancio con la realtà, dal momento che le statistiche sui reati sono in costante calo. Eppure la sicurezza è una delle materie preferite dalla politica, che spesso la brandisce promettendo a cittadine e cittadini interventi in merito.
Quando si parla di sicurezza e di legalità, però, ci sono diversi modi di intendere l’argomento. Su questa affermazione sembra basato il documento che Libera Bologna, la sezione locale dell’associazione antimafia, sottopone alle candidate a ai candidati sindaco per le comunali del prossimo 3 e 4 ottobre.

Comunali, le proposte di Libera su sicurezza e legalità

Sono quattro le macro-aree su cui insistono le proposte di Libera. La prima è la sicurezza, ma ci sono anche monitoraggio, trasparenza, anticorruzione e antiriciclaggio, insieme all’antimafia nelle istituzioni e alla cultura della legalità democratica e della giustizia sociale.
«Le proposte affrontano il tema caldo della sicurezza – spiega Libera – con interventi che mirano non ad un aumento della militarizzazione della città, ma a interventi culturali, di sensibilizzazione e di partecipazione, toccando anche l’aspetto dei diritti».

L’espressione-chiave è “legalità democratica”, perché, spiega il referente di Libera Bologna Andrea Giagnorio ai nostri microfoni, «pensiamo che la legalità non debba essere imposta, ma partecipata e frutto del confronto di una comunità, oltre a tenere presente i diritti delle persone, in particolare di quelle più deboli».
Il coinvolgimento delle persone, del resto, per Libera è un aspetto fondamentale per fare emergere fenomeni sotto traccia, come le mafie, e per consentire di liberarsi della loro oppressione.

Tra i punti concreti delle proposte dell’associazione ci sono il monitoraggio civico, ma anche una maggior trasparenza dell’Amministrazione su bandi, appalti e nomine nelle società partecipate.
Libera propone anche l’incrocio dei dati in possesso del Comune per capire gli indici di rischio di inflitrazione mafiosa, come passaggi di proprietà sospetti o l’evasione fiscale. Accanto a ciò, viene proposta la creazione di un osservatorio sullo smaltimento dei rifiuti, uno dei settori dove la criminalità organizzata fa più affari.

Prevenzione, dunque, ma anche un lavoro culturale, a partire dai beni confiscati in città che, sottolinea Giagnorio, «devono essere simbolo della presenza mafiosa della nostra città, ma anche simbolo di riscatto e del riutilizzo sociale».
E ancora: aumento dei percorsi nelle scuole, ma anche la prosecuzione del lavoro già avviato in città sulle memorie collettive.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA GIAGNORIO: