Manca una settimana esatta all’inizio delle votazioni per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Alle 15.00 del 24 gennaio, infatti, i 1009 Grandi Elettori si riuniranno per le votazioni sul nuovo presidente della Repubblica.
Mentre nel dibattito pubblico oggi si discute della possibilità di far votare i parlamentari positivi al Covid, concentrandosi sul calcolo algebrico necessario ad ottenere i voti per eleggere i propri beniamini, c’è chi approccia la questione a monte, in particolare da come si è configurata la sfida per la presidenza della Repubblica.

Presidenza della Repubblica, la candidatura di Berlusconi per far digerire Draghi

Ai nostri microfoni la politologa Nadia Urbinati constata, da un lato, una diffidenza e una mancanza di unità all’interno del Partito Democratico nel riuscire ad esprimere un candidato forte che si contrapponga a quello delle destre, cioè Silvio Berlusconi. Dall’altro, però, secondo Urbinati l‘alternativa che sarebbe incarnata da Mario Draghi è «costruita ad arte».
«Il tema Berlusconi è così ingombrante e la sua figura così impresentabile – sottolinea la politologa – per cui si arriva a ritenere impossibile rinunciare a Draghi. Questa a mio avviso è la situazione che si sta configurando qualora non vi siano altri candidati contro Berlusconi».

Il problema, però, è che non conosciamo il pensiero di Mario Draghi su molti temi dirimenti per la Repubblica. «Draghi non è mai stato né interno al Parlamento, né interno alla politica – constata Urbinati – Di Draghi sappiamo che è stato un amministratore di aziende private, poi un funzionario dello Stato italiano, fino al ruolo alla Bce, sappiamo che è un grande esperto di finanza, ma della sua dimensione politica, perché così deve essere quella del presidente della Repubblica, personalmente non saprei dire nemmeno cosa pensa».

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La petizione contro l’ipotesi Draghi al Quirinale

La candidatura di Berlusconi, dunque, potrebbe sembrare uno spauracchio per rendere più digeribile altri candidati, in particolare il premier Draghi.
Una lettura condivisa anche dalla sinistra radicale, in particolare da Potere al Popolo e dal movimento No Tav. A rappresentare queste due istanze è Nicoletta Dosio, che ha lanciato su Change.org una petizione contro l’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale.
«Draghi è il simbolo di un’unanimità del potere – osserva Dosio ai nostri microfoni – di quello che noi chiamiamo “il partito trasversale degli affari”».

Visti i mancati interventi nel pubblico, in particolare per ciò che riguarda la sanità, la scuola, il sovraffollamento carcerario e altri settori che durante la pandemia hanno acuito le contraddizioni, secondo Dosio il presidente della Repubblica «non potrebbe rappresentare l’unanimità dei più forti contro i più deboli». In particolare, al Quirinale dovrebbe andare una persona smaccatamente antifascista, che incarni la salvaguardia del bene pubblico e collettivo e aneli un mondo «esattamente opposto a quello in cui viviamo».

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