Mentre il Comune di Bologna chiede ai cittadini di scegliere la livrea dei tram che circoleranno in città, assai meno entusiasmante è la prospettiva con cui rischiano di misurarsi i cittadini che utilizzano il trasporto pubblico locale.
A breve, infatti, verrà deciso se ritoccare al rialzo il prezzo dei biglietti e degli abbonamenti di Tper, la partecipata del tpl bolognese. E l’assessora al Bilancio del Comune, Roberta Li Calzi, ha già messo le mani avanti precisando che eventuali rincari sono imputabili al governo nazionale che non finanzia adeguatamente il fondo per il trasporto pubblico.

Rinnovo dei contratti, inflazione, tagli del governo: le ragioni del possibile rincaro dei bus Tper

L’adeguamento delle tariffe del trasporto pubblico locale, in realtà, è prevista dall’articolo 12bis del contratto di servizio, che ogni due anni concede la possibilità di adeguare all’inflazione i prezzi praticati all’utenza. Il costo di biglietti e abbonamenti, in realtà, è rimasto fermo dal 2019 e la ragione, ricorda Li Calzi, è che il Comune di Bologna e l’agenzia Srm in questi anni hanno garantito le risorse necessarie per coprire tutti gli aumenti contrattuali previsti. Sarebbero l’inflazione e la necessità di rinnovare i contratti degli autisti, oggi, le ragioni che porterebbero all’aumento tanto a Bologna quanto in altre città italiane.
La decisione sui rincari uscirà dal confronto tra Comune di Bologna, Città Metropolitana, Tper, Srm e Tpb

Già a marzo 2023 Tpb, società titolare del contratto di servizio erogato da Tper e partner privati, spingeva per un adeguamento tariffario. In particolare, le ipotesi erano di portare il prezzo del biglietto del bus singolo da 1,5 a 2 euro a terra, mentre in vettura da 2 a 2,20 euro. Per il city pass il rincaro previsto sarebbe di 4 euro, dagli attuali 14 a 18 euro, mentre sarebbero più contenuti gli aumenti degli abbonamenti mensili.
«Bologna attenderà l’approvazione della legge di stabilità confidando in un impegno del Governo – ha affermato l’assessora al Bilancio – altrimenti dovremo capire come affrontare questa situazione che rischia di scaricarsi sui lavoratori e le lavoratrici del trasporto pubblico, nonché sugli utenti che, senza un riequilibrio, rischierebbero tagli e riduzioni del servizio».

Eppure tutti i bilanci degli ultimi anni di Tper segnano utili sostanziosi e l’azienda in breve tempo si è ripresa dalle difficoltà determinate dalla pandemia per tutto il tpl. Nel 2023, ad esempio, l’utile è stato pari a 3,3 milioni di euro. Risorse che, evidentemente, non sono sufficienti per coprire i rincari, i quali faticano a essere coperti da Palazzo D’Accursio in virtù dei tagli agli enti locali operati sempre dal governo centrale.
Se davvero si dovesse decidere per gli aumenti, però, nascerebbe una contraddizione, sottolineata ai nostri microfoni da Riccardo Rinaldi di Potere al Popolo: «Questa Amministrazione che si dice progressista, che si dice voler effettuare una trasformazione verso una mobilità ecologica e sostenibile, scarica un’altra volta i costi sui cittadini».

PaP: «Il Comune dà la colpa al governo e non ammette mai le sue responsabilità»

Rinaldi commenta anche le dichiarazioni di Li Calzi che attribuisce la responsabilità dell’eventuale rincaro al governo. «Il Comune però tace sulle proprie responsabilità di tante scelte sbagliate storicamente sui trasporti, dal Civis al People Mover», sottolinea l’esponente di Pap, per il quale ci sono perplessità e dubbi anche sul progetto del tram. «Certamente è finanziato con i soldi del Pnrr – riconosce Rinaldi – ma la maggior parte di questi sono fondamentalmente debito, che ovviamente porterà dei costi maggiori».

Attorno a Tper, però, c’è anche un’altra questione, che si risale al 2019. Allora l’ingegner Helmut Moroder, alla guida di Società Reti Mobilità (Srl), sostenne che Tper offre un servizio di trasporto pubblico a costi troppo elevati, fuori mercato, e senza un effettivo controllo sulla gestione da parte dell’amministrazione committente. La vicenda, sollevata anche da Coalizione Civica che all’epoca si trovava all’opposizione, si concluse con le dimissioni di Moroder e l’aumento del costo dei biglietti agli attuali 1,5 euro.
«La gestione del trasporto bolognese da parte di Tper continua a essere prorogata senza bandi di gara e senza alcuna discussione da parte del committente rispetto alla qualità del servizio, ai costi e quindi anche ai profitti che fa la società – sottolinea Rinaldi – Questo per noi non è più tollerabile, serve una riflessione su cosa fa Tper, quanto costa e chi ci guadagna».

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