Con una vittoria di misura, Pedro Castillo, leader comunista del partito Perù Libero, dovrebbe essere il nuovo presidente del Paese latinoamericano. Maestro sindacalista, figlio di campesinos, Castillo si è imposto sulla rivale, Keiko Fujimori, leader del partito populista di destra Forza Popolare e figlia del dittatore Alberto Fujimori. L’esiguo scarto, che ammonta a poche decine di migliaia di voti, e lo scorno per la sconfitta hanno già indotto la rivale ad agitare irregolarità nel voto. A ciò va aggiunto che la composizione del Congreso, il Parlamento peruviano, non conferisce la maggioranza al leader comunista, il quale rischia di trovarsi in una condizione di “presidente ostaggio”, come si dice in America Latina.

Perù, una crisi istituzionale che le presidenziali non hanno risolto

«La situazione in Perù è sintomo di una fase di grande incertezza politico-istituzionale e di un sistema politico assolutamente frammentato – spiega ai nostri microfoni Giorgio Tinelli, docente dell’Università di Bologna, sede di Buenos Aires – Il ballottaggio fra i due candidati hanno suscitato nell’elettorato un fattore “anti”, da una parte gli anti-fujimoristi e dall’altro gli anti-comunisti o anti-marxisti». Il Paese, dunque, è spaccato in due e lo è anche geograficamente
Castillo si è presentato con un programma smaccatamente socialista, che promette nazionalizzazioni e redistribuzione della ricchezza,e rappresenta quei settori della popolazione che più ha pagato la crisi degli ultimi anni e ha visto peggiorare la propria qualità di vita.

Cionostante la direzione che assumerà il Perù al momento non è affatto chiara e certa. Il Paese pochi mesi fa si era rivoltato contro la crisi, la gestione della pandemia che lo vede come prima nazione per incidenza di morti, e una classe dirigente estremamente corrotta. Aveva fatto notizia, in particolare, l’avvicendamento di tre presidenti in una settimana in seguito alla destituzione di Martìn Vizcarra.
In particolare, Tinelli segnala i problemi di governance del Parlamento, dove Castillo non ha la maggioranza e ipotizza una sua mossa per forzare un po’ la mano e imprimere una svolta che gli assicuri la possibilità di governare. Per contro, la rivale Fujimori potrebbe giocare la carta che è stata giocata contro Vizcarra, cioè tentare di arrivare alla sfiducia di Castillo per “incapacità morale”, come previsto dalla Costituzione peruviana.

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