La Procura di Bologna, su richiesta della proprietà, ha ottenuto il sequestro preventivo dell’immobile di via Fiammelli, occupato dal Laboratorio Crash. Il provvedimento, immediatamente esecutivo, può portare ad un nuovo sgombero per il centro sociale.

Un nuovo possibile sgombero incombe sul Laboratorio Crash. Sono passati pochi mesi da quando, dopo lo sgombero dell’8 agosto 2017, il centro sociale ha occupato un nuovo stabile abbandonato in via Don Fiammelli  a Corticella. L’edificio – di proprietà di una finanziaria, la Rev-Gestione Crediti – era vuoto da anni e il collettivo è entrato con l’intento di mettere in atto una sorta di “custodia sociale” della struttura, sottraendola alla speculazione immobiliare.
Ora, però, sull’occupazione di Crash pesa il sequestro preventivo chiesto e ottenuto dalla Procura su rischiesta della proprietà, che solitamente rappresenta l’atto che anticipa uno sgombero.
Il sequestro dell’immobile dovrà essere notificato ai 18 occupanti identificati e indagati per invasione di terreni o edifici e la Procura ne ordinerà lo sgombero.

In realtà, come riporta l’Agenzia Dire, il percorso per arrivare al sequestro preventivo non è stato semplice per la Procura. La richiesta firmata il 2 agosto, quando l’indagine era ancora a carico di ignoti, dal pm Stefano Dambruoso e dal procuratore capo Giuseppe Amato era stata inizialmente rigettata dal gip. Rigetto motivato, tra le altre cose, da un lato spiegando che secondo la richiesta della Procura, non ci sarebbe stato concorso nel commettere il reato da parte degli indagati, e dall’altro rilevando che qualsiasi valutazione sul possibile aggravamento delle conseguenze del reato commesso da altre persone non identificate – pericolo che per i pm c’era, dal momento che l’occupazione era ancora in atto – si sarebbe potuta fare solo in un altro procedimento a carico di ignoti.

La Procura ha fatto appello contro la decisione del gip, spiegando che in questa fase non è necessario identificare le responsabilità dei singoli per disporre il sequestro, ma basta provare che il reato c’è stato e che è ancora in corso. Il 18 settembre il Riesame ha dato ragione a Dambruoso e ad Amato su tutta la linea, affermando che il sequestro è necessario per impedire che il reato, vale a dire l’occupazione, prosegua e si aggravi, e stabilendo che il provvedimento è immediatamente esecutivo.