L’assemblea nazionale di Non una di meno a Bologna era affollatissima. Due giorni e otto tavoli di lavoro per stilare un manifesto rivendicativo in vista dello sciopero globale delle donne dell’8 marzo e della scrittura del Piano femminista antiviolenza, previsto a giugno. Le interviste della redazione di Radio Città Fujiko.

Non una di Meno: il racconto dell’assemblea Nazionale

Assomigliava ad una vera e propria costituente l’assemblea nazionale di #NonUnaDiMeno, svoltasi a Bologna nel week end.
Il movimento, nato nell’autunno scorso, si è dato appuntamento per preparare lo sciopero delle donne del prossimo 8 marzo e per continuare a scrivere il proprio Piano femminista antiviolenza, la cui stesura definitiva avverrà a giugno.
Più 1500 donne hanno lavorato suddivise in 8 gruppi: educazione, lavoro e welfare, salute, narrazione, immigrazione, uscire dalla violenza, giuridico e sessismo nei movimenti. Tra loro studiose delle tematiche di genere, operatrici dei centri antiviolenza, educatrici scolastiche, attiviste e femministe giovani o storiche.

Il flusso di persone e di idee è stato tale che, alla fine dell’assemblea plenaria, è stato impossibile sintetizzare immediatamente i lavori in 8 punti, data la complessità dei temi che sono emersi e che indicano, d’altra parte, un preciso posizionamento. Quello dell’8 marzo, infatti, sarà uno sciopero politico di fronte alla progressiva precarizzazione delle vite al fine di rendere visibile la violenza patriarcale sulle donne in ogni sua declinazione. I lavori dei tavoli, inoltre, continueranno sia a livello territoriale che nazionale, ma l’8 marzo sarà solo un’altra tappa da segnare in un percorso che supera ogni confine.
Del resto, l’urgenza di una proposta femminista e autodeterminata è resa necessaria da numerosi elementi. Come ad esempio i femminicidi, che continuano in modo sempre più efferato, e le violenze di genere. Ma anche la messa in discussione del diritto di aborto, con l’esplosione dell’obiezione di coscienza, i piani governativi per la fertilità, le difficoltà a praticare un’educazione volta al rispetto a causa dei cattolici antigender, il gap salariale, le discriminazioni sul lavoro, e quelle vissute dalle donne migranti.

Il prossimo appuntamento di un nuovo movimento femminista, nutrito e trasversale italiano è dunque quello dell’8 marzo, quando le donne di oltre 20 Paesi del mondo incroceranno le braccia per dire basta alla violenza maschile.

FOTO E INTERVISTE:
Anna Uras e Alina Dambrosio