È aperto ormai da un anno il servizio di segretariato sociale “Spazio LGBTQI+ Cassero”, attivo dallo scorso 22 luglio, e è tempo ormai di fare un bilancio. Sono stati più di 100 gli accessi al servizio e quasi 250 i colloqui con l’assistente sociale, 140 le ore di consulenza con le psicologhe e 57 gli incontri di orientamento con gli avvocati.
Lo sportello antidiscriminazioni lgbtqi+ compie un anno: il bilancio
«Spazio LGBTQI+ Cassero è il nostro segretariato sociale nato lo scorso anno grazie a un finanziamento dell’Unar (ufficio nazionale anti discriminazioni de Ministero delle Pari Opportunità) e mette insieme un assistente sociale, uno sportello di aiuto psicologico, uno sportello di supporto giuridico, il telefono amico del Cassero e soprattutto mette in rete altre reltà della città» ha detto Giuseppe Seminario, direttivo del Cassero Lgbtqi+.
Sono diverse, infatti, le realtà messe in contatto grazie a questo spazio tra cui Piazza Grande, che è il partner principale, ma anche Asp emaraginazione adulta, il Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna tramite l’assessorato per le pari opportunità. Non mancano però anche altri enti che hanno lo scopo di supportare il servizio nel reperimento del lavoro per le persone che si rivolgono allo Spazio tra cui Enfap e Legacoop.
Si tratta di «uno sportello completamente aperto a cui può rivolgersi chiunque» continua Seminario «è rivolto principalmente alle persone della comunità ma non solo; a noi, infatti, si rivolgono anche persone migranti, senza fissa dimora o adolescenti; ma più in generale tutte le persone che hanno subito discriminazoni legate all’orientamento sessuale e al genere, perchè questo tipo di discriminazioni non colpisce solo chi appartiene alla comunità Lgbtqi+»
Il bilancio di questo ultimo anno è sicuramente positivo, se si può parlare in questi termini quando si ha che fare con le discriminazioni. Sono infatti più di 100 le persone che si sono rivolte allo “Spazio LGBTQI+ Cassero”, che «ha fornito più di 200 ore di formazione ai servizi territoriali rilevando discriminazioni in diversi ambiti, tra cui quello lavorativo, domestico, pubblico e scolastico» ha aggiunto Seminario. Si tratta solo della punta dell’icerbeg dal momento che spesso discriminazioni di questo tipo sono difficili da far emergere perché non ci sono tutela a livello legislativo.
Si tratta, inoltre, di un servizio essenziale dal momento che è comune il fenomeno del cosiddetto under reporting: le persone difficilmente, insomma, denunciano queste discriminazioni. Questo avviene perchè «da un lato c’è una difficoltà a sentirisi tutelati nel momento in cui ci si rivolge al servizio pubblico o alle forze dell’ordine perchè le discriminazioni avvengono anche in questi ambienti – continua Seminario – e sicuramente la mancanza di tutele da parte dello Stato e di formazione nell’ambito dei servizi pubblici rende meno sicure le persone Lgbtqi+ a rivolgersi a chi dovrebbe tutelarli».
Dunque avere accesso a questi servizi, e di conseguenza ai dati, significa dare maggiore rappresentanza e visibilità a un fenomeno estremamente diffuso nella nostra società. «Si tratta di un lavoro che ha lo scopo, oltre che di offrire ascolto a queste persone, anche di far emergere il dato e il fenomeno che altrimenti rimarrebbe silenziato» ha affermato Emily Clancy, vicesindaca con delega ai Diritti Lgbt.
ASCOLTA L’INTERVISTA AD EMILY CLANCY:
Un altro aspetto essenziale quando si parla di discriminazioni di genere e legate all’orientamento sessuale è la dimensione formativa. Si tratta, infatti, di discriminazioni strutturali che si nutrono di una particolare impostazione culturale della nostra società, quella patriarcale e etero normata. Per questo è necessario investire sulla formazione, «che è importantissima» ci tiene a sottolineare Seminario. «Formazione significa fornire gli strumenti a chi opera nell’ambito pubblico e privato per accogliere le persone discriminate e marginalizzate. Noi abbiamo erogato servizi di formazione all’agenzia dei servizi per la persona di Bologna e anche al personale educante del comune. È solo attraverso la formazione che si riescono a formare le persone che poi si trovano a interagire con le persone discriminate, quindi è essenziale investire su di essa».
ASCOLTA L’INTERVISTA A GIUSEPPE SEMINARIO:
Sofia Centioni