Forse era facile prevederlo, ma con il cambio di governo e di maggioranza a sostegno dell’esecutivo – che Matteo Renzi ha definito “un capolavoro” – la legge Zan contro l’omolesbobitransfobia, approvata alla Camera nel novembre scorso, si è incagliata al Senato, dove è ostaggio della Lega e delle altre forze politiche della destra, da sempre contrarie al provvedimento.
In particolare, il boicottaggio arriva dalla presidenza della Commissione Giustizia del Senato, in capo al senatore leghista Andrea Ostellari, che non si decide a calendarizzare la discussione.

Legge Zan, il boicottaggio al Senato e il balletto politico

«Sebbene in commissione la legge avrebbe la maggioranza, perché i numeri farebbero riferimento al governo Conte bis, cioè Pd, M5S, Italia Viva e Leu – osserva ai nostri microfoni il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni – La legge è bloccata».
Nelle ultime ore diverse dichiarazioni di Pd, M5S e LeU hanno provato a sollevare il tema, ma hanno ottenuto in risposta una velata minaccia da parte leghista, in particolare per i contraccolpi che l’approvazione definitiva del provvedimento potrebbe produrre sul governo Draghi.

«È per questo che stiamo assistendo a questo balletto e ferisce che a finirvi al centro sia sempre la vita delle persone lgbtq – commenta Piazzoni – Oltre al rischio di tensioni nell’esecutivo, la maggioranza che sostiene la legge potrebbe temere l’approvazione di provvedimenti graditi alla Lega come contropartita».
Gli stessi ex sostenitori del governo Conte bis, dunque, non si azzarderebbero a forzare la mano proprio per le conseguenze che un gesto del genere potrebbe produrre sul governo Draghi.

Ma perché Lega, Forza Italia (salvo pochi dissensi) e Fratelli d’Italia hanno così paura della legge Zan? La legge punisce la violenza o l’istigazione alla violenza nei confronti delle persone lgbtq o disabili. Le destre – che vedono come alfiere il senatore Simone Pillon – sostengono che il provvedimento limiterebbe la libertà di espressione.
«La legge Zan non limita la libertà di espressione, ma la garantisce – obietta il segretario nazionale di Arcigay – Con questa posizione le destre vogliono strizzare l’occhio a tutti coloro che non vogliono riconoscere che le persone gay, lesbiche, transessuali sono una realtà ormai visibile della nostra società».

Piazzoni sottolinea anche come le forze politiche approcciano il tema della violenza contro le persone lgbtq. L’esempio è quello di due ragazzi che si stavano baciando per strada e sono stati aggrediti da un passante. «Giorgia Meloni su Twitter ha fatto un post per condannare l’accaduto – osserva l’attivista – perché non condannare pare brutto, salvo poi aggiungere che per contrastare quei fenomeni non servono nuove leggi».
Una condanna formale, dunque, che suona ipocrita se al contempo si boicottano gli strumenti che servirebbero a prevenire e contrastare il problema.

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