Nel carcere della Dozza i sindacati di polizia penitenziaria hanno proclamato lo stato di agitazione e chiedono «un incontro urgente con i vertici dell’Amministrazione, dichiarandosi fin da subito pronti ad intraprendere ogni iniziativa utile al ripristino della sicurezza del personale». Al centro delle preoccupazioni c’è, ancora una volta, la situazione prodotta dall’epidemia di Covid-19 e l’impossibilità di mettere in atto le misure per la salvaguardia della salute dei lavoratori e dei detenuti.

Carcere della Dozza, la protesta della polizia penitenziaria

A proclamare lo stato di agitazione sono stati Fp Cgil, Fns Cisl, Uil Pa, Sappe, Osapp, Sinappe, Fsa Cnpp e Uspp. Alla base della decisione, si legge in un comunicato, ci sono «le numerose lamentele» avanzate dagli agenti, che segnalano come nell’istituto bolognese «si continuino a registrare, nelle ultime settimane, eventi critici anche di una certa gravità».
«È una proclamazione unitaria – sottolinea ai nostri microfoni Salvatore Bianco dell’Fp-Cgil – E abbiamo chiesto una cabina di regia al Provveditore, perché il problema non riguarda solo l’istituto penitenziario di Bologna».

Il problema principale è il solito: il sovraffollamento, con «la presenza di circa 730 detenuti su una capienza regolamentare di circa 492». In particolare, il temporaneo stop agli arrivi di detenuti nuovi giunti dall’esterno non avrebbe prodotto effetti significativi, poiché è una misura che è durata per un periodo troppo breve, «visto che il numero dei detenuti presenti è diminuito soltanto di poche decine».
In questa situazione diventa impossibile mantenere il distanziamento fisico, al punto che «attualmente in alcune sezioni la socialità è preclusa in attesa di accertamenti sanitari». Ragion per cui i sindacati hanno chiesto alla direzione di utilizzare tutti gli spazi disponibili per garantire l’isolamento delle persone risultate positive.

Sono più di 25, in questo momento, i casi di Covid attivi all’interno del carcere bolognese. «Alcuni nostri colleghi sono finiti in ospedale – sottolinea Bianco – e con la variante inglese è più facile che l’epidemia si diffonda». Anche su questo versante, i lavoratori hanno chiesto di ripristinare lo screening, fermo a diversi mesi fa.
Un problema riguarda anche i vaccini. Se gli operatori hanno tutti già ricevuto la prima dose di AstraZeneca, la vaccinazione dei detenuti va avanti a rilento. «Chiediamo che anche tutta la popolazione dei detenuti venga sottoposta velocemente a vaccinazione», afferma il sindacalista.

I sindacati di polizia penitenziaria segnalano poi «la presenza di un congruo numero di detenuti di difficile gestione, alcuni dei quali precedentemente allontanati per motivi di sicurezza dall’istituto, ma che adesso sono presenti in diversi reparti». Ad essi gli agenti di polizia penitenziaria imputano situazioni di criticità, «con conseguenze a volte molto serie per la sicurezza interna, come avvenuto nelle giornate del 13, del 23 e del 25 marzo».
La preoccupazione nemmeno troppo latente è che possano registrarsi le tensioni che nel marzo 2020 sfociarono in vere e proprie rivolte all’interno delle carceri di diverse città italiane.

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