L’azione della Bce «non è ancora sufficiente». Lo ha detto questa mattina il vicepresidente dello stesso istituto centrale Luis de Guindos, intervenendo al Nueva Economia Forum a Madrid sottolineando che «i tassi saranno rialzati fino a che l’inflazione non ritornerà al target del 2%». De Guindos ha quindi precisato che l’istituto centrale continuerà a rialzare i tassi di 50 punti base.

Non più tardi della settimana scorsa, la Banca Centrale Europea aveva alzato il costo del denaro, portandolo al 2,5%. Nelle ore successive si sono moltiplicati gli allarmi per l’impatto che che la mossa può produrre, in particolare per i mutui che possono arrivare a tassi del 6%, in alcuni casi moltiplicando le rate. Al punto che il governo starebbe inserendo nella legge di Bilancio una norma che permette di rinegoziare i mutui a tasso variabile in tasso fisso per chi ha un reddito annuo inferiore ai 35mila euro lordi.

Le mosse della Bce e l’impatto sui mutui

«La Bce ha deciso di fare una manovra restrittiva in termini di politica monetaria – spiega ai nostri microfoni Andrea Barolini, direttore di Valori.it – Come tutte le altre banche centrali, ha deciso di alzare a più riprese i tassi di interesse per cercare di contrastare l’inflazione, quindi cercando di far avere meno liquidità a disposizione delle persone e delle imprese per cercare di contenere l’aumento dei prezzi».
L’effetto di questa politica, però, riguarda la capacità di persone e imprese di poter ottenere denaro, quindi anche prestiti e mutui.

L’impatto sui mutui, dunque, potrebbe essere molto pesante. In particolare, secondo alcune proiezioni, chi negli anni scorsi ha stipulato un mutuo per 150mila euro a 30 anni a tasso variabile potrebbe veder quasi raddoppiare la propria rata mensile. L’importo, infatti, passerebbe dai 450 euro a circa 800 euro, che per una famiglia potrebbe rappresentare un grosso problema di budjet.
«Naturalmente questo è il rischio del tasso variabile ed è sempre stato così – osserva Barolini – perché si tratta di affidarsi a una condizione variabile che può cambiare repentinamente da un momento all’altro. Noi ci siamo abituati per tantissimi anni ad avere dei mutui a tasso variabile molto basso, quindi è stato dimenticato il rischio che potessero alzarsi repentinamente, in più erano talmente bassi da essere molto allettanti».

La norma che la maggioranza di governo sta discutendo e che potrebbe essere inserita nella legge di Bilancio prevede la possibilità, non rifiutabile da parte degli istituti di credito, di rinegoziare i mutui con un tasso fisso. Tuttavia, per il direttore di Valori.it bisognerebbe anche guardare anche a come le banche hanno utilizzato il denaro ottenuto in questi anni a tassi estremamente vantaggiosi.
«La stessa Bce, dopo la crisi del 2008, aveva implementato delle procedure – ricostruisce Barolini – che erano delle facilitazioni per le banche per ottenere denaro nella speranza che attraverso questo flusso di denaro si potesse sostenere l’economia reale. La realtà è che numerosi studi hanno dimostrato che la stragrande maggioranza di questo denaro è andato nel casinò finanziario».

L’aumento dei tassi della Bce potrebbe avere delle conseguenze anche sull’economia generale, specie in uno scenario che tutti stimano come recessivo. Il punto, per il direttore di Valori.it, rimane però quello del modello di sviluppo.
«Tutte queste crisi sono funzionali al sistema economico che abbiamo oggi – rimarca – che affonda le proprie radici su un meccanismo che prevede le crisi, perché le crisi sono utili anche per poter speculare e poterci guadagnare. Dovremmo decidere una buona volta di scardinare questo sistema e passare a un altro modello di sviluppo, perché non siamo condannati da nessuno a vivere forzatamente con un modello che produce disuguaglianze e alti tassi di povertà anche in società altamente sviluppate».

La distanza tra l’accademia e la politica, in questo senso è enorme. Fior di economisti, anche premi Nobel, hanno proposto altri modelli di sviluppo, ma la politica continua pervicacemente a mantenere quello attuale.
«Non ce l’ha ordinato il medico – osserva Barolini – Dovremmo soltanto avere la capacità di dire che abbiamo la possibilità di cambiare e non si vede la ragione per cui non dovremo farlo».

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