Sono state oltre 200 le persone che si sono radunate davanti alla caserma Baldissera di Firenze in occasione dell’incontro al vertice tra Ministero della Difesa, Regione Toscana, il Comune di Pisa, l’Ente Parco Provincia di Pisa e Arma dei Carabinieri, convocato sulla realizzazione del progetto di base militare nella zona protetta di San Rossore, contro il quale è insorto un intero territorio.
Un movimento spontaneo di convergenza che ha visto i prima fila gli abitanti di Coltano, affiancati da realtà della società civile pisana e fiorentina su una parola d’ordine chiara: “No alla base né a Coltano né altrove”.

Una base militare in una riserva naturale: la battaglia a Coltano

Durante il presidio della mattinata, tutti gli interventi hanno richiesto l’immediato ritiro del decreto Draghi che autorizza la costruzione della base e l’utilizzo dei 190 milioni di euro previsti tramite le procedure di semplifcazione del Pnrr per dare una risposta alle vere priorità sociali della popolazione: lavoro, tutela del territorio, contrasto alla violenza di genere, emergenza abitativa, scuola e sanità. Priorità che richiedono urgentemente investimenti cospicui, considerati gli impatti sociali ed economici della pandemia e la questione del dissesto idrogeologico aggravato dal cambiamento climatico.

Il progetto insiste su una riserva naturale protetta, quella di San Rossore, che ospita anche diverse attività agricole. È stata individuata come strategica dal punto di vista militare, perché si trova vicinissima a Camp Darby, la base americana in provincia di Pisa.
Dopo la protesta odierna, il movimento rilancia una mobilitazione pubblica e partecipata verso una grande manifestazione nazionale il 2 giugno che metta in rete le lotte, le vertenze su questioni prioritarie come la pace, la tutela ambientale e dei diritti sociali e del lavoro.

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