Da venerdì scorso, prima su La Verità, poi anche attraverso parlamentari ed esponenti locali, è cominciata una violenta campagna diffamatoria nei confronti di Gaia Righetto, insegnante a Treviso la cui “colpa”, secondo i detrattori, è di essere un cattivo esempio e un pericolo per alunne e alunni dal momento che nella sua vita è anche attivista di movimenti sociali.
Nello specifico, la destra contesta all’insegnante la partecipazione ad alcune manifestazioni locali, tra le quali anche una a seno nudo, che la renderebbero inadatta al ruolo di insegnante. Per questo è stata annunciata la presentazione di un esposto all’ufficio scolastico per valutarne la posizione.

L’insegnante precaria sotto attacco della destra perché attivista

In opposizione alla campagna diffamatoria contro Righetto, è nata anche una campagna di solidarietà e sostegno dell’insegnante. In particolare un gruppo di docenti ha lanciato anche una raccolta firme per scongiurare che gli attacchi della destra si trasformino nella perdita del posto di lavoro.
Questo scenario non è completamente da escludere dal momento che Righetto è un’insegnante precaria, il cui contratto scade fra poche settimane, come ha spiegato ai microfoni di Radio Onda d’Urto: «In termini materiali possono esserci delle conseguenze per il mio ambito lavorativo, per il mio reddito e per la mia condizione di precaria».

La condotta degli insegnanti, ma soprattutto delle insegnanti, al di fuori del luogo di lavoro sta diventando sempre più un tema brandito dalla destra e non solo. Nel 2018 fu l’allora segretario del Pd, Matteo Renzi, a chiedere il licenziamento di un’insegnante di Torino ripresa durante una manifestazione in cui gridava contro le forze dell’ordine.
Con il governo Meloni la questione si è inasprita, dal momento che la destra ha tutta l’intenzione di mettere le mani sulla scuola, ad esempio ostacolando i progetti di educazione alle differenze, definiti “propaganda gender”.

Più in generale, la vicenda che ha investito Righetto si ascrive nel clima di repressione del dissenso che trova nel dl 1660 il suo apice.
«C’è chi ha detto “non si usano manganello e olio di ricino ma si usa diffamazione a mezzo stampa e si cerca di silenziare chi dissente” – osserva Righetto – Si utilizza un po’ la modalità della caccia alle streghe, ma le streghe sono delle figure decisamente importanti anche all’interno delle lotte delle donne nel corso dei secoli. Nei confronti dei docenti l’attacco c’è perché ovviamente mettere mano nell’ambito dell’istruzione e della cultura è la prima cosa da dover fare se si vuole andare verso un sistema sempre più autoritario».

L’insegnante, poi, commenta anche la presunta neutralità degli insegnanti che talora viene evocata. «La neutralità è un costrutto di cui ci si continua a riempire la bocca – sottolinea – ma che non esiste. Nel momento in cui conosci, impari, vivi il mondo prendi posizione. Le tue posizioni mutano e tu guardi il mondo con degli occhi che sono in grado di dividerlo o di includerlo, di aprire confini o di costruirne. La neutralità è uno specchietto per le allodole perché nessuno è neutrale a questo mondo. Anzi, penso che il ruolo del docente sia proprio quello di far comprendere l’assenza di neutralità e il pensiero critico».

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