Era uscito in digitale per Einaudi nel 2023 e venerdì scorso è uscito in versione ampliata anche in cartaceo per Ortica Editrice. Si tratta del nuovo libro di Wolf Bukowski, intitolato “La merce che ci mangia”.
L’autore torna ad occuparsi di cibo dopo averlo già fatto in almeno due precedenti pubblicazioni: “La danza delle mozzarelle” (Edizioni Alegre, 2015) e “La santa crociata del porco” (Edizioni Alegre, 2017). Dopo aver passato al setaccio Eataly e il suo patron Oscar Farinetti e aver svelato l’ossessione del maiale anche in chiave xenofoba, Bukowski approccia l’argomento da un ulteriore lato, quello della mercificazione.

“La merce che ci mangia”, il nuovo libro di Wolf Bukoswki

Il primo appuntamento dal vivo per scoprire i contenuti del nuovo libro di Wolf Bukowski sarà domani, mercoledì 11 giugno, alle 18.30 al Centro Sociale della Pace, in via del Pratello 53 a Bologna.
L’autore interverrà all’interno dell’iniziativa “Le mani su Bologna – Il cibo che ci mangia, riflessioni sulla foodification”, cui prenderà parte anche Sofia Nardacchione, giornalista e co-autrice delle inchieste “La febbre del cibo” sugli appetiti della criminalità organizzata sulla ristorazione bolognese.

L’incontro ha lo scopo di approfondire alcune dinamiche che riguardano Bologna così come altre città, dove si è registrata una profonda trasformazione urbana, anche a causa dell’esplosione delle attività ristorative negli ultimi anni.
«Anche la città come luogo del turismo e della ristorazione – spiega Bukowski ai nostri microfoni – è una monocultura, quindi è dannosa come tutte le monoculture. Si perde la possibilità di circolazione di altri beni e diventa qualcosa che ha bisogno del funzionamento dell’intera macchina per produrre un po’ di valore, che di solito viene mal distribuito come vediamo nella situazione delle città gentrificate e foodificate: il valore è distribuito a favore di pochissimi e chi lavora nel settore ha stipendi e condizioni di lavoro assolutamente improponibili».

Il libro di Bukoswki, però, nel ragionamento parte da prima, più precisamente da quando, come e perché il cibo, che è un bene primario di cui tutti abbiamo bisogno per sopravvivere, sia diventato una merce al pari di tante altre “cose”.
In particolare ciò è stato possibile attraverso il predominio capitalista, che ha trasformato il cibo in merce e piegato la sua produzione non alla necessità di sfamare, ma a quella di fare profitto. «Il capitalismo fa un giro molto complesso per arrivare alla produzione di qualcosa – osserva l’autore – In questo giro ciò che importa è la traduzione della merce in denaro. Un esempio è che nel momento in cui su un terreno conviene di più metterci i pannelli fotovoltaici invece che produrre cibo, a quel punto vince la merce pannello fotovoltaico».

Con la sua disamina, Bukowski arriva a spiegare perché i meccanismi capitalistici applicati alla produzione di cibo, come l’agroindustria, non diano la garanzia di avere cibo, perché si sceglie sempre ciò che dà valore attraverso la trasformazione della merce in denaro. Di qui il rischio che corriamo, anzi «in cui ci siamo infilati affidando tutta la produzione del cibo ai meccanismi capitalistici».
Di qui lo scopo del libro stesso: dimostrare e valorizzare la possibilità di produrre, distribuire e acquistare cibo senza che questo sia stato ridotto a merce. «Ai tempi di Expo2015 si stimava che l’agricoltura contadina garantisse il 70% della produzione di cibo nel mondo – ricorda l’autore – Tempo che questa quota sia stata fortemente erosa perché gli Stati, le organizzazioni sovranazionali e il capitale agroindustriale cercano di mangiarsi sempre più pezzi di quella che era l’agricoltura contadina. Però questa cosa esiste ancora in qualche misura».

ASCOLTA L’INTERVISTA A WOLF BUKOSWKI: