«Si parte da una storia personale, ma è una storia della Repubblica, una storia collettiva, una storia della capitale del Mezzogiorno e poi una storia della Costituzione, che è di tutti noi. È come se in questo spettacolo ci fossimo noi e la Costituzione. Quindi l’antitesi dell’io e del personalismo, ma anzi di quanto sia importante mettere insieme l’individualità e le collettività». È così che Luigi de Magistris parla del suo esordio nel teatro civile con lo spettacolo “Istigazione a sognare. La coerenza dei fatti”, che andrà in scena venerdì 11 aprile al Teatro Dehon di Bologna.

«È una grande avventura difficile, nonostante io sia abituato da tanti anni a parlare in pubblico, anche davanti a migliaia e migliaia di persone, ma il teatro è un’altra cosa. Lo vedo come un percorso di pedagogia, di una nuova resistenza costituzionale», continua l’ex magistrato ed ex sindaco di Napoli. L’intenzione infatti non è «portare un comizio delle idee, ma raccontare fatti, fatti che spesso scompaiono dalla cronaca quotidiana; poi attraverso i fatti chi ascolta decide se impegnarsi, riflettere o rimanere indifferente».

“Istigazione a sognare”, il monologo di Luigi De Magistris al Teatro Dehon

Nato a Napoli nel 1967, Luigi del Magistris ha lavorato in magistratura prima di decidere di fare politica. Da magistrato sin dai primi incarichi si è occupato di inchieste riguardanti la corruzione e la criminalità organizzata. A quell’esperienza, a quel lavoro è dedicata la prima parte dello spettacolo: «Lo considero un crime, un thriller, un giallo – racconta ai nostri microfoni – che un po’ mette al centro la mia vicenda drammatica di giovane magistrato che si trova nel luogo in cui c’è la criminalità organizzata più forte d’Europa, l’Ndrangheta, e che viene fermato insieme ai suoi collaboratori, non con le pistole e le bombe, ma con i proiettili istituzionali. Quindi descrivo quella che è la criminalità istituzionale, le mafie che arrivano al cuore dello Stato».

Gli anni fra il 2003 e il 2008, a Catanzaro come pm di inchieste quali “Toghe lucane”, “Poseidone” e “Why Not”, sono gli ultimi di De Magistris come servitore dello Stato nell’ordinamento giudiziario italiano. Decide infatti di iniziare la carriera politica candidandosi alle elezioni europee del giugno 2009 come indipendente dell’Italia dei Valori: viene eletto europarlamentare e si dimette dall’ordine giudiziario il 1° ottobre 2009. Nel 2011, in vista delle elezioni comunali di Napoli a maggio, decide di candidarsi a sindaco, vincendo al ballottaggio sul candidato di centrodestra Lettieri. A questa vittoria, a cui seguirà la rielezione nel 2016, è dedicata la parte successiva del racconto che l’ex magistrato porta in scena a teatro.

«La seconda parte è una storia invece romantica perché è la storia della rivoluzione partenopea, di come è cambiata Napoli passando dalla città che nell’immaginario nazionale e internazionale era rappresentata da rifiuti e Gomorra alla città dei giovani, della cultura, dei beni comuni, dell’acqua pubblica, delle attrazioni internazionali e turistiche. Un risultato raggiunto senza un euro, senza i grandi partiti, contro i poteri forti», ricorda De Magistris.

A tenere assieme queste vicende è anche il filo conduttore dello spettacolo: la Costituzione «applicata dal basso». La parte conclusiva del racconto, infatti, è dedicata ad alcuni articoli della Costituzione, in particolare al secondo comma dell’art. 3: “è` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Perché nonostante il prezzo che «si paga ad applicare la Costituzione in maniera ostinata e contraria dal basso» – in quanto quel mandato costituzionale è anzitutto di ogni cittadino e cittadina – «c’è un’istigazione a non essere indifferenti – sottolinea De Magistris – e a non cadere nel rischio di quella frase tanto italiana “ma chi te lo fa fare? Tanto non cambia mai nulla, tanto sono tutti uguali, tanto rubano alla stessa maniera”. No. C’è invece la voglia di lottare tutti insieme per raggiungere la luce fuori dal tunnel».

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUIGI DE MAGISTRIS: