A tutti noi è capitati almeno una volta di essere sottoposti ad esami del sangue.
Tutte quei numeri e cifre strane dal significato occulto che dicono qualcosa sul nostro corpo ma è difficile capire bene cosa. A seconda delle persone questo può dare un velo di mistero alla questione e renderli interessanti oppure un velo di ansia per avere la nostra salute espostacosì, nero su bianco, senza la possibilità di poterla comprendere.
In questa serie di tre articoli proveremo ad affrontare i principali esami del sangue che vengono effettuati nei laboratori di tutto il mondo, cercando di capire perché vengono richiesti e cosa possono dirci sulla salute del nostro corpo.

La volta scorsa abbiamo visto l’emocromo e la volta prima ancora gli esami della funzionalità epatica e renale, oggi ci concentreremo sugli indici di infiammazione e i marcatori tumorali.

Gli indici di infiammazione e i marcatori tumorali nel sangue

Gli indici di infiammazione o indici di flogosi rappresentano un insieme di parametri ematici che forniscono indicazioni sullo stato infiammatorio dell’organismo.
L’infiammazione può essere causata dalla presenza di una infezione in corso, da una malattia autoimmune, dalla presenza di un tumore o da alcune condizioni che portano il corpo a trovarsi in uno stato continuo di infiammazione a basso livello che alla lunga è dannoso per l’organismo, come l’obesità.
Tra i principali indici di flogosi troviamo la proteina C-reattiva (PCR) e la velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES). Questi valori, se alterati, possono indicare la presenza di un’infiammazione acuta o cronica, sebbene non siano specifici per una nessuna particolare patologia, è compito poi del medico cercare la causa della infiammazione.

 – La proteina C-reattiva (PCR)
La PCR è una proteina prodotta dal fegato in risposta a stimoli infiammatori, soprattutto di origine batterica. La PCR è considerata un marcatore molto sensibile di infiammazione e può aumentare rapidamente in seguito a infezioni, traumi o processi infiammatori acuti. La PCR è utilizzata anche per monitorare l’andamento delle malattie infiammatorie croniche, come l’artrite reumatoide.

 – La velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES)
La VES misura il tempo impiegato dai globuli rossi a sedimentare in una provetta in un’ora. La VES è un altro importante indice di flogosi anche se ormai è stato quasi completamente sostituito dalla PCR perché meno specifica; infatti, può aumentare anche in assenza di patologie clinicamente rilevanti, ad esempio durante la gravidanza o in caso di anemia.

Passando ai marcatori tumorali ematici, è importante sottolineare che essi non sono strumenti diagnostici per la rilevazione di tumori, ma rappresentano un ausilio nel monitoraggio e nella valutazione di determinate patologie oncologiche.
Tutti gli esami che andrò ad elencare infatti hanno un basso valore predittivo positivo: significa che se sono positivi NON è assolutamente detto che sia presente un tumore, perché sono troppe le condizioni in cui questi indicatori si elevano in assenza di neoplasie.
Quale è allora il loro scopo? Il loro uso principale è nel follow up post cura di un tumore NON nella diagnosi di tumore.
Una volta individuato il tumore e dopo averlo curato, monitorare questi valori può fornire una indicazione di come sta procedendo la cura oppure dare un campanello di allarme che il tumore si è riattivato.

Tra i più comuni marcatori tumorali troviamo il CEA, il CA 19-9, l’AFP e il PSA.

 – Il CEA (antigene carcinoembrionario)
Il CEA è un marcatore utilizzato principalmente per il monitoraggio del cancro del colon-retto, sebbene possa essere aumentato anche in altri tumori. Un aumento del CEA non indica necessariamente la presenza di un tumore, poiché il marcatore può risultare elevato anche in presenza di condizioni non tumorali, come coliti, pancreatiti e malattie epatiche.

 – Il CA 19-9
Il CA 19-9 è un marcatore utilizzato principalmente per il monitoraggio del carcinoma pancreatico, sebbene possa essere aumentato anche in altre neoplasie. Anche in questo caso, il valore del marcatore può risultare alterato in condizioni non tumorali, come la pancreatite cronica, la cirrosi epatica e le malattie delle vie biliari, rendendo necessario interpretare i risultati in un contesto clinico più ampio.

 – L’AFP (alfa-fetoproteina)
L’AFP è un marcatore tumorale utilizzato principalmente per la diagnosi e il monitoraggio del carcinoma epatocellulare e di alcuni tumori dei testicoli. Come nei precedenti casi livelli aumentati di AFP possono essere riscontrati anche in condizioni non tumorali, come l’epatite cronica e la cirrosi.

 -Il PSA (antigene prostatico specifico)
IL PSA è sicuramente il più famoso di questi marcatori ed è un marcatore utilizzato per il monitoraggio del carcinoma prostatico.
Sebbene un aumento del PSA possa indicare la presenza di un tumore prostatico, esso può risultare elevato anche in condizioni benigne, come l’ipertrofia prostatica benigna e la prostatite o anche semplicemente un uso della bicicletta nei giorni precedenti l’esame.
Pertanto, il PSA non deve essere utilizzato come unico parametro diagnostico, ma piuttosto come parte di un processo di valutazione clinica più ampio.

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