La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna si apre a un nuovo progetto espositivo che sarà visibile dall’11 novembre 2022 all’8 gennaio 2023: “Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT”.
«I disegni di Porpora che raccontano e condensano episodi tra la storia degli anni 70 e 80, storia bolognese e d’Italia» racconta il curatore Michele Bertolino.

«Un viaggio che parte da un piccolo paese del sud e arriva alla mostra del MAMbo, lungo cinquant’anni, con tante vite e tanta Bologna»

La mostra, a cura di Michele Bertolino, presenta una selezione di disegni inediti di Porpora Marcasciano, attivista, sociologa, attrice, figura di riferimento del movimento queer italiano, e -in questo caso soprattutto- artista. I disegni sono composizioni psichedeliche in cui gli immaginari di un’intera generazione prendono la forma di surreali paesaggi meccanici e formazioni stratificate in cui corpi alieni, mani e labbra, seni, vagine, falli e tubi si fondono l’uno nell’altro.
I lavori partono da quando Porpora per la prima volta entra a contatto con lo Studio Uno Underground, un centro sociale, sede politica e galleria d’arte gestita da cinque hippies che giravano per l’Europa, e che aprirono questo centro nel suo paese natale, San Bartolomeo in Galdo (Benevento). Porpora ci racconta dei suoi ricordi allo Studio Uno Undergound: «si ascoltava il rock di quegli anni, si beveva tè, si scriveva, si leggeva, c’erano gli abbonamenti alle riviste della controcultura. […] Quel posto ebbe la capacità di sconvolgere un paese, perché i giovani cominciarono a ribellarsi e fu gridato all’allarme. Il centro durò solo un anno, sufficiente a creare una bellissima generazione, che però non ha lasciato i segni perché la bruttura del mondo ha sommerso tutto» ammette Porpora. I suoi disegni però sono sopravvissuti, e un segno l’hanno lasciato.
Per Porpora è un’emozione vedere esposti in mostra i suoi lavori prodotti tra il 1973 e la metà del decennio successivo, dimenticati per diversi anni in soffitta e quasi persi tra i vari traslochi. La selezione non è completa, spiega Porpora: «non ci sono tutti perché molti dei disegni non finiti non sono stati selezionati, altri regalati, altri ancora venduti a Londra come primo mezzo di sostentamento […] arrivai a Londra il 14 giugno del 1974 alla Vittoria Station, e la prima cosa che feci fu aprire la cartella e cercare di vendere qualcosa».

Sui disegni è la stessa Porpora Marcasciano a raccontare: “Qualche anno prima di morire, mia mamma sistemando la soffitta di casa, fece una scoperta archeologica per me importantissima: una vecchia cartella contenente circa cinquanta di miei disegni datati 1973-1977 e alcuni più recenti datati prima metà degli anni Ottanta. Da aggiungere alla narrazione la mia passione nel dipingere e disegnare che si interruppe in una fase critica della vita a metà degli anni ottanta. I disegni più che un valore artistico hanno, a mio avviso, un valore simbolico poiché incarnano nei segni e nel significato il senso profondo di quegli anni. lo la considero pura creatività psichedelica“.

Il curatore della Mostra Michele Bertolino, sotto spinta del quale Porpora ha deciso di portare in mostra i suoi disegni, pone l’attenzione in particolare su due passaggi importanti iscritti nel repertorio di Porpora e nella storia italiana: «77 e 82 sono anni molto simbolici per il movimento LGBTQ+: nel 77 le vicende del movimento studentesco, il convegno contro la repressione; l’82 è l’anno della presa del Cassero di Porta Saragozza e l’anno della legge 164 con la quale le persone trans possono vedere riconosciuto il loro genere elettivo. Sono due anni che hanno costruito un possibile percorso all’interno degli episodi della storia». Tali fermenti e movimenti politici, di cui Bologna é uno dei principali laboratori, si lasciano in travedere nella Project Room del MAMbo, tramite una raccolta di materiali d’archivio. Ritagli di giornali, fotografie, libri, comunicati stampa, documenti politici, flyer e copertine di dischi sono riprodotti su pannelli semitrasparenti che riconfigurano l’architettura della sala.
Le stesse atmosfere vengono attualizzate nell’installazione sonoraNon siamo dove ci cercate” realizzata per l’occasione da ALMARE, in cui testimonianze, canzoni, registrazioni e materiali d’archivio ci proiettano nel mezzo di rumori e sogni tuttora attuali, mescolando i disegni con voci singole e canti collettivi dove possano prendere corpo la creatività psichedelica, il sesso anarchico, la felicità radicale e l’utopia.

La mostra si realizza con la collaborazione di: MIT – Movimento Identità Trans, Divergenti – Festival internazionale di cinema trans, Archivio storico del MIT.
L’opening sarà giovedì 10 novembre alle ore 18.00, e la mostra attiva dall’11 novembre all’8 gennaio 2023.


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