È un efficace gioco di parole quello scelto da Sgb (Sindacato Generale di Base) per la mobilitazione che prepara lo sciopero generale del sindacalismo di base del prossimo 2 dicembre. «A fine stipendio avanza troppo mese» è lo slogan scelto per rimarcare il fatto che in Italia esistono troppe retribuzioni da fame. Un tema che Sgb aveva sollevato già diversi mesi fa, allestendo nella propria sede una vetrina con le buste paga magrissime di alcune lavoratrici e alcuni lavoratori.
Oggi la vetrina delle buste paga si sposta sotto la Regione Emilia-Romagna per un presidio alle ore 14.00.

Buste paga, la mobilitazione di Sgb verso lo sciopero generale

Le buste paga messe in vetrina non sono frutto di irregolarità. «Si tratta di vergognosi ma regolari contratti collettivi nazionali frutto della concertazione sindacale tanto cara a Cgil, Cisl e Uil – scrive Sgb nel giorno in cui i sindacati confederali incontrano Giorgia Meloni – al punto tale da riproporla anche all’attuale governo».
I contratti praticati in Italia, sottolinea il sindacato di base, rendono povero il lavoro e i lavoratori e spingono in basso i salari di tutti. Oltre a quello contrattuale, uno degli strumenti che impoverisce il mondo del lavoro è quello degli appalti e subappalti, sottolinea la sigla.

Le buste paga da fame finite in vetrina in via Zampieri 10, sede di Sgb, appartengono ad un portiere che lavora presso la Regione Emilia-Romagna, ad una lavoratrice sua collega che, in quanto donna, prende ancora meno, ad una lavoratrice in appalto al Comune di Bologna, ad un lavoratore in appalto ai magazzini Coop ed infine ad un addetto alle pulizie industriali alla Marcegaglia. Non è, quindi, solo il settore privato a praticare bassi salari, ma sono anche e soprattutto le istituzioni pubbliche.
Le paghe orarie si aggirano intorno agli 8 euro, alcune arrivano a 9, ma con meno mesi retribuiti all’anno. E poi ci sono i picchi negativi, con 4 o 5 euro netti all’ora.

La vetrina di questo pomeriggio sarà composta da ulteriori buste paga. In particolare, quelle di un’educatrice delle cooperative sociali del settore nido d’infanzia, un servizio pubblico in appalto alla Città Metropolitana di Bologna, quella di un’educatrice ai servizi educativi domiciliari in appalto all’Asp Città di Bologna, quella di una lavoratrice in appalto ad un noto albergo di Bologna in zona aeroporto ed infine quella di un lavoratore addetto agli appalti della sicurezza di Bologna Fiere.

In occasione del presidio, Sgb ha chiesto un incontro agli esponenti della Giunta regionale, alla quale avanzerà «richieste ben precise».
«Alla Regione chiederemo di prendere posizione politicamente contro questi contratti da fame – anticipa ai nostri microfoni Valentina De Lussu di Sgb – Il problema è che in Italia manca un salario minimo e soprattutto un salario minimo adeguato all’inflazione».
L’iniziativa rientra nel percorso verso lo sciopero generale e nazionale del sindacalismo di base del 2 dicembre prossimo per fermare la guerra, aumentare i salari, rilanciare scuole, sanità, servizi pubblici e welfare.

ASCOLTA L’INTERVISTA A VALENTINA DELUSSU: