L’autorizzazione europea arrivata a fine gennaio sulla commercializzazione di alcuni prodotti alimentari a base di insetti, come la farina di grillo, ha scatenato forti polemiche in Italia. E puntuali sono rispuntate fantasie di complotto e cospirazionismi sulle multinazionali o sull’Europa.
Ciò che ignoriamo, però, è che già attualmente e in modo pressoché inconsapevole ogni anno mangiamo tra i 500 grammi e un chilogrammo di insetti. La stima la fornisce ai nostri microfoni l’entomologa e docente all’Università di Modena e Reggio-Emilia Lara Mainstrello, che domenica terrà una conferenza proprio sul cibo a base di insetti alla seconda edizione del Festival della Divulgazione.

Gli insetti come cibo del futuro? Se ne discute al Festival della Divulgazione

Si intitolerà proprio “Insetti come cibo del futuro” la conferenza che si terrà domenica 19 marzo, alle 18.00, nella Sala consigliare di San Giorgio di Piano. Qui l’entomologa Lara Maistrello affronterà uno dei temi che nelle ultime settimane sta suscitando grande agitazione. Eppure, non solo nella stessa cultura italiana, in diverse regioni, gli insetti rappresentano già un alimento, come nel caso del “casu marzu”, il formaggio coi vermi sardo, in cui le larve di una mosca compiono un processo che rende particolarmente delizioso il prodotto caseario, ma inconsapevolmente tutti noi mangiamo ogni anno insetti in una quota che è stata stimata tra i 500 grammi e un chilogrammo.

«È un quiz che faccio sempre ai miei studenti – afferma Mainstrello ai nostri microfoni – Chiedo loro quanti insetti pensano di mangiare durante un anno. Sono convinti di non mangiarne, invece la stima parla di una quota che va da mezzo chilo a un chilo l’anno, perché nel cibo che mangiamo quotidianamente ci sono i residui delle bestioline che vivono nelle derrate alimentari e che rimangono dentro le farine quando vengono macinate».
Lo scandalo per i cibi a base di insetti, dunque, è una forma di resistenza culturale che ignora tanto la storia dell’alimentazione nel nostro stesso Paese, quanto ciò che già ora succede.

Maistrello spiega che l’autorizzazione europea ha semplicemente dato il via libera alla commercializzazione dei prodotti a base di insetti, già consumati in diverse parti del mondo, anche in territorio europeo, garantendone la sicurezza. Ciò però non obbliga nessuno a consumare quegli alimenti.
Almeno per il momento, perché nel discorso subentrano fattori più generali, a partire dalle stime della Fao, secondo cui nei prossimi cinquant’anni il consumo di carne nel mondo crescerà del 50-70%. «Questo è del tutto insostenibile – osserva l’entomologa – perché siamo già otto miliardi e non sappiamo più dove allevare gli animali».

Uno dei temi, dunque, è il consumo di suolo per l’allevamento di bovini, suini, ovini e altri animali da carne. Oltre al suolo, l’allevamento per come lo abbiamo conosciuto ha ingenti bisogni idrici ed energetici, oltre a produrre enormi quantità di gas climalteranti.
«L’allevamento degli insetti rispetto ai vertebrati è estremamente più sostenibile – sottolinea Maistrello – ma è anche più conveniente, perché gli insetti hanno una maggiore efficienza di conversione essendo animali a sangue freddo, mentre gli animali vertebrati sprecano grande energia per mantenere il loro sangue caldo, come noi umani». Inoltre la percentuale di consumo degli insetti è dell’80%, mentre per gli animali allevati per produrre carne spesso non supera il 50%.

Nella sua conferenza al Festival della Divulgazione, la docente è pronta a rispondere anche agli allarmi sulla pericolosità o sugli effetti nocivi degli alimenti a base di insetti. «Gli insetti hanno tutte le caratteristiche nutritive che ci servono come proteine, aminoacidi, grassi – sottolinea Maistrello – L’unico danno alla salute che possono provocare gli insetti riguarda esclusivamente le persone allergiche ai crostacei, perché appartengono allo stesso gruppo di animali, gli artropodi».

ASCOLTA L’INTERVISTA A LARA MAISTRELLO: